Alfonso Vicentini, un ricordo

Se n’è andato  a 73 anni Alfonso Vicentini. Un incidente stradale ha interrotto una vita sempre in movimento su strade che dalla sua Tempera lo conducevano in tutta Italia e anche oltre. Alfonso era “tecnicamente” un allevatore. Aveva una sua stalla ma il commercio del bestiame era nel suo dna. L’ho conosciuto che ero ancora bambino . Era amico di mio padre Domenico anche se la nostra, rispetto alla sua, era una minuscola azienda agricola. Per tanti anni è stato presidente della Centrale del latte dell'Aquila con annessa la stalla sociale di Bazzano. Mitici i suoi scontri con la Coldiretti. Fu a causa di uno di questi scontri che mi beccai la prima denuncia per diffamazione a mezzo stampa che, però, Alfonso Vicentini  ritirò quasi subito per non farmi rischiare  una condanna . Sua fu anche la seconda denuncia per diffamazione che presi per un’altra vicenda che lo aveva riguardato se pur indirettamente. Ricordo che stavamo entrambi al tribunale di Pescara , lui querelante e io querelato . Alla fine dell’udienza mi voleva portare per forza a pranzo. Alfonso era così: avversari , momentanei, ma mai nemici. L’occasione per fare “pace” ci fu quando lui si candidò alle politiche con Forza Italia negli anni Novanta del secolo scorso  . Gli feci l’intervista di rito per il Centro e tempo dopo andai a una sorta di comizio che aveva organizzato a Paganica. Dopo il comizio (lui era uomo d’azione e parlare in pubblico non era il suo forte) mi volle trascinare a casa sua insieme ad altri suoi amici e conoscenti e lì fu una esplosione di salsicce, salami, formaggi e varie leccornìe. L’ho incontrato in tantissime occasioni e ogni volta lui è stato sempre molto affettuoso. Mi chiedeva dei miei genitori e  mi parlava, se pure fugacemente, della sua attività. L’ho incontrato anche dopo il terremoto. A Tempera lui aveva visto morire parenti e compaesani. Ma andava avanti nel suo lavoro , senza fermarsi mai, guardando  al futuro pur con il dolore nell’animo.

Non posso dire di essere stato un suo amico eppure la sua morte mi ha colpito molto e mi ha fatto ricordare quelli che oggi considero i miei bei tempi con papà, quando si andava al mercato a Paganica a comprare o vendere le “vacche” e Alfonso era sempre lì a guardare, consigliare , trovare un accordo. Certo lavorava anche per i suoi interessi ma non mi è mai sembrato uomo che volesse speculare sui problemi dei tanti piccoli allevatori della zona,  anzi, se poteva una mano la dava sempre . Per lui i rapporti di lavoro contavano, ma i rapporti umani, la lealtà e il rispetto,  contavano di più.  

 Questo è l’Alfonso che ho conosciuto.

Ciao, e non ci dimenticare.