Un colpo di spazzola per Face

CARTA MONDO

C'è il robot, aggiungi un posto a tavola

“Uomini e macchine finiranno per crescere insieme”. Parola di Danilo De Rossi, bioingegnere dell’università di Pisa. De Rossi è il creatore o cocreatore (si può definire letteralmente tale) di Face, un robot antropomorfo con le forme di una ragazza in jeans, maglietta e scarponcini di camoscio, in grado di rispondere con un'efficace ed empatica mimica facciale alle emozioni dell’interlocutore umano. Per De Rossi il robot antropomorfo non è un capriccio estetico o un'applicazione derivata dalla letteratura di fantascienza, ma è connaturato allo sviluppo di questa particolare tecnologia. Perché, ha detto l’ingegnere in un’intervista alla Stampa di oggi, “se non c’è corpo non c’è nemmeno intelligenza”. Altra caratteristica dell’androide è la sua capacità di imparare. “Queste creature di nuova generazione dovranno essere educate, con pazienza, istruite con esempi continui, giorno dopo giorno, accudite dalle controparti in carne e ossa”, si spiega nel servizio di Gabriele Beccaria. Dunque una delle caratteristiche degli androidi sarà l’imperfettibilità, cioè l’incapacità di raggiungere la perfezione, e di conseguenza l’imprevedibilità. Saranno cioè androidi imperfetti che non risponderanno necessariamente alle tre leggi della robotica di Asimov, ricordate? 1. Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno.2. Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge. 3. Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge”. Il fatto è che l’imperfettibilità, ha scritto il grande biologo Edward O. Wilson nella “Conquista sociale della terra” (Ed. Raffaello Cortina, 2013) è proprio una parte immutabile della natura umana. "Ed è una fortuna", assicura Wilson, “perché in un mondo che cambia continuamente sotto i nostri occhi, è necessaria la flessibilità che soltanto l’imperfezione può garantire”. Dunque se Face non è perfetto/a è certo che evolverà adattadosi sempre meglio all'ambiente che lo (o che la) circonda. A questo punto possiamo anche dare maggiore attenzione a quello che Stephen Hawking, l’astrofisico che ha occupato a Cambridge la cattedra di Isaac Newton, ha sostenuto qualche tempo fa nel programma Larry King Live. Ossia che i benefici dell’intelligenza artificiale sarebbero inferiori al loro danno potenziale. “Perché quando le macchine supereranno la fase critica e cominceranno a essere capaci di evolversi da sole”, ha spiegato lo scienziato, “non potremo prevedere se i loro obiettivi saranno uguali ai nostri”.