In questo clima di paura, salviamo almeno l'amore

Sì, lo so. Ne abbiamo già parlato tanto. Ma questa storia del coronavirus ci sta mettendo a dura prova. Non se ne può più. Questo piccolo, maledetto microrganismo dai superpoteri, senza nemmeno bisogno di entrare nel nostro organismo è entrato di prepotenza nella nostra vita, rovesciandola totalmente. Modificando abitudini e stili di vita che avevamo impiegato secoli per mettere a punto. Noi italiani ci soffriamo particolarmente. Siamo un popolo espansivo: per salutarci ci baciamo, ci abbracciamo perché sappiamo che gli abbracci fanno stare bene, gesticoliamo mentre parliamo e ci tocchiamo per empatia. I nostri spazi personali si intersecano continuamente con quelli di chi ci sta accanto. Invece questa cosa, questo invadente coronavirus, sta cambiando la geografia dei nostri contatti umani. I bacetti sulle guance, esportati in tutto il mondo e ora vietati, restano sospesi a mezz’aria, a un metro di distanza dall’obiettivo. Invece della stretta di mano, ci destreggiamo impacciati tra un asettico colpetto di gomito o un orientaleggiante, algido, mezzo inchino. Ci salutiamo da lontano, un imbarazzato “ciao ciao” con la mano sventolata che spande nell’aria odor di disinfettante.

E le file? Quelle code che prima erano informi, mobilissimi assembramenti chiacchieranti, ora sono marziali linee tratteggiate a punti larghi. Tutti a testa bassa, a trattenere starnuti e tosse per non suscitare il fuggi fuggi generale. Riponiamo tutta la nostra fede in quel metro e poco più di distanza da interporre tra noi e gli altri. Siamo diventati disciplinatissimi in quel disporci a scacchiera nelle sale d'attesa, in quel partecipare sobriamente agli incontri inevitabili, senza eccessivi manifestazioni di calore.

Ci siamo lamentati dell’invadenza dei social e della morte delle relazioni umane e ora rischiamo di assuefarci a un’esistenza in streaming, collegati alla vita tramite uno schermo touch. Perfino l’ironia corre solo sul telefonino, nella tonnellata di meme e battute scambiate senza contaminazioni, rigorosamente via chat.

Non sembriamo italiani, a vederci da lontano. E quando sarà finita l'emergenza, chissà cosa resterà. Speriamo che l’amore, almeno quello, resti ciò che è sempre stato, con i baci, gli abbracci e tutto il resto.

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