Quei siparietti all'insegna del trash

È di appena qualche giorno fa il siparietto hard tutto abruzzese recitato tra Rocco Siffredi, leggendario pornodivo e imprenditore del sesso, e Alda D’Eusanio, giornalista e conduttrice tv, nel salotto Mediaset per niente “buono” della D’Urso. Inutile ripetere tutto lo spassoso dialogo: tra l’Alda, occhioni sgranati, che “lui si è fatto la vecchietta” e il Rocco nostrano che allegramente fedele al suo personaggio racconta il fattaccio in ogni più intimo e infimo particolare. 
Effetto trash garantito. Il video è rimbalzato, come da copione, su tutti i canali social, allietando e nutrendo un pubblico che ormai ai finti scandali si è assuefatto e come ai tempi del Colosseo, rumoreggia per averne sempre di nuovi e più scabrosi.
Ora Rocco è sempre Rocco e questo si sa. Di notte, da Chiambretti, con la sua ironia spopolava. Ma si può invitare Rocco Siffredi in un talk show serale e fargli raccontare un episodio così? Nonostante lo stupore vagamente fasullo della conduttrice, questo è solo l'ultimo di una lunga serie di scandaletti televisivi e non.
Che fine ha fatto il senso della vergogna? Il pudore, il naturale riserbo? Quella essenziale linea di demarcazione tra ciò che è accettabile e quello che non lo è.
Sembra sparito per sempre, insieme al rossore che coloriva le guance delle ragazze di fronte ai complimenti e al turbamento che induceva ad abbassare lo sguardo agli innamorati timidi.
Passati nel giro di pochi anni dall'erotismo della caviglia alla bulimia del sesso, nulla più sembra turbarci. Dagli amplessi inscenati in diretta del primo Grande Fratello, passando per l'isola delle trash temptation, tra farfalline inguinali e divette smutandate, scandalizzarsi è decisamente fuori moda. L’asticella si sposta sempre un po’ più in là, trascinata inesorabilmente dal cattivo gusto imperante. Amore e sesso si vivono in pubblico, nient’altro che utile ginnastica da letto che esce da sotto le lenzuola e si infila nei salotti.
I filmini a luci rosse girati nelle alcove private trovano, chissà come, la molto pubblica via delle chat, condivise di smartphone in smartphone? La soubrette di turno non si scompone più di tanto, perché… com’era quella cosa che diceva quell’attrice? Ah sì… “Bene o male, purché se ne parli” (con buona pace di Oscar Wilde).
E purtroppo non è solo il sesso a dilagare indecorosamente. Dilaga, invadendo ogni spazio, anche la cattiveria. Certi nerissimi pensieri che prima, se pure si avevano, si tenevano per sé, ormai si urlano senza vergogna, con la bava alla bocca, instupiditi da una infestante, generale, mancanza di ritegno che fa male ai sensibili di cuore.
Sono tempi brutti, questi. No, dico proprio brutti, in senso letterale. Brutti, volgari, senza gusto né senso della misura.
Il nostro vocabolario emozionale ne esce infinitamente impoverito. Perché se nulla più ci turba, cosa mai potrà lasciare il segno nelle nostre anime anestetizzate?
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