Alberto Sironi (a sinistra) con Luca Zingaretti, il commissario Montalbano

TURNO DI NOTTE

Sironi e la grazia di restare nell'ombra

Siamo abituati a pensare che il grande cinema sia fatto da registi che lasciano un segno, la loro firma, in ogni inquadratura dei film. Ma l’epoca d’oro del cinema, in America come in Italia, è stata costruita, pezzo dopo pezzo, soprattutto da registi che anziché esibire la propria presenza ne nascondevano ogni traccia scomparendo dietro la macchina da presa. Alberto Sironi, il regista dei film televisivi del Commissario Montalbano morto ieri a 79 anni, era uno di questi registi-ombra capaci di raccontare una storia senza lasciare dietro di sé la bava della loro vanità di autori. Luca Zingaretti, che per vent’anni è stato diretto da lui nei panni del poliziotto creato da Andrea Camilleri, ha ricordato ieri Sironi sottolineando proprio questa sua dote. «Quante volte hai minimizzato dove gli altri avrebbero ingigantito», ha scritto l’attore romano. «Sei stato l'unico regista che quando dava motore cominciava a raccontare le barzellette. Gli altri chiedevano il silenzio, tu raccontavi di Alberto Sordi». Si dice spesso che la morte di un artista ci rende tutti più poveri. Nel caso di Sironi a mancarci sarà soprattutto questa sua grazia di preferire l’ombra alle luci della ribalta. In un Paese affetto da narcisismo cronico, quella ritrosia è preziosa come un farmaco raro, il solo capace di curare una malattia che rischia di inghiottirci tutti. ©RIPRODUZIONE RISERVATA