È morto Teodoro Buontempo, l'abruzzese aveva 67 anni

Lo storico esponente Msi, nato a Carunchio nel 1946 ed emigrato da Ortona a Roma negli anni ’60, è morto a Roma stroncato da una malattia

CHIETI. Si è spento questa notte a 67 anni Teodoro Buontempo, presidente della Destra. Ne dà notizia il sito web del giornale del partito, Il Giornale d’Italia. «Il leone si è spento combattendo fino all’ultimo - si legge nell’apertura del sito - Questa notte, alle 4,30, Teodoro Buontempo è salito in cielo, circondato dall’amore della sua splendida famiglia. Il presidente de La Destra era stato colpito da una grave malattia e ricoverato presso una clinica romana. Sarà la sua famiglia a informare tutta la comunità sull’ultimo saluto».

Un politico sempre a destra, che non mollò mai. Teodoro Buontempo, 67 anni, è nato a Carunchio, in provincia di Chieti. Ha cominciato l’attività politica sin da giovane ad Ortona a mare, sempre in Abruzzo, dove ha diretto le organizzazioni giovanili dell’Msi. A 22 anni si trasferisce a Roma dove partecipa alle lotte studentesche. Dirigente della Giovane Italia, nel 1970 diventa il primo segretario del Fronte della Gioventù di Roma. È stato deputato in cinque legislature, sempre nelle file di An e poi della Destra, nonchè per 16 anni consigliere comunale di Roma dal 1981 al 1997. Dal dicembre 1993 al settembre 1994 ha ricoperto anche l’incarico di presidente del consiglio comunale. Nonostante la vicinanza a Gianfranco Fini, di cui in passato fu braccio destro, il 26 luglio 2007 annuncia la sua uscita da Alleanza Nazionale e partecipa alla fondazione della Destra di cui è presidente. Nel 2008 è stato candidato alla presidenza della provincia di Roma, di cui però poi divenne solo consigliere. Dal 2010, invece, è stato assessore alle politiche per la casa durante la giunta Polverini alla Regione Lazio.

Di lui si ricordano battaglie come quando, nell’estate del 1994 durante la giunta Rutelli, tenne un discorso di 28 ore filate in consiglio comunale durante una seduta sull’assestamento al bilancio. «Er pecora», come era soprannominato, parlò ininterrottamente dalle 10 del venerdì alle 14:30 del giorno successivo, intervenendo su ogni singolo emendamento: quel giorno ne erano in programma 335. «Per la voce mangio acciughe», informava i cronisti stupiti della sua maratona oratoria. O quell’altra, nel 1993, in cui si rifiutò di lasciare l’Aula in seguito all’ennesima espulsione. Uscito dall’emiciclo si ancorò all’orologio a pendolo nel settore della stampa. Nel 1991, quando era segretario provinciale dell’Msi-Dn, aiutato da altri missini staccò nottetempo la targa stradale di Palmiro Togliatti a Cinecittà, sostituendola con una con su scritto «viale vittime del comunismo». Da deputato, nel 1995 conquistò il maggior numero di giorni di sospensione dall’attività parlamentare, quindici, per aver occupato l’emiciclo. Nel 2008, insieme a Daniela Santanchè, si fece chiudere dentro per protestare con Prodi dopo le dimissioni di Mastella da ministro della Giustizia. Per fare politica, ricordava, «venni a Roma e vivevo in una 500». La politica vera, quella di base, tra la gente e nelle sezioni.

Buontempo per questo era stimato da tutti, camerati o compagni, amici o detrattori. Era considerato un «pezzo» di politica romana, un pezzo di valore, che coniugava passione e onestà. Un politico d’altri tempi ma sempre pronto a cogliere i tempi che cambiavano.

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