Una coreografia con i fumogeni in curva Volpi a Chieti

CHIETI

Accende un fumogeno allo stadio, condannato il soldato-tifoso

Il 41enne militare dell’Esercito, all'Angelini per sostenere la squadra neroverde, incastrato dalle telecamere della polizia. Otto mesi di reclusione e pena sospesa, pronto il ricorso in appello

CHIETI. Un soldato dell’Esercito è stato condannato a otto mesi di reclusione per aver acceso un fumogeno allo stadio Angelini dopo un gol del Chieti calcio, la sua squadra del cuore. La sentenza del giudice Chiara Di Gerio, che ha accolto la richiesta del pm d’aula Natascia Troiano, è arrivata con il rito abbreviato: significa che l’imputato, un militare teatino di 41 anni, ha potuto beneficiare dello sconto di un terzo della pena. Ad occuparsi delle indagini sono stati i poliziotti della
Digos.

L’episodio risale al 27 gennaio del 2019. Quel giorno il Chieti sta affrontando, per il campionato di Eccellenza, i Nerostellati di Pratola Peligna. Durante la gara, terminata con la vittoria della squadra di casa per 2-1, alcuni ultrà che seguono la partita dalla curva Volpi accendono e lanciano tre fumogeni e tre bombe carta. Gli uomini della polizia scientifica riprendono con la telecamera due dei tre episodi. Gli investigatori della Digos analizzano quelle immagini e scoprono che ad accendere uno degli «artifizi pirotecnici» è stato un 41enne, che di mestiere fa il soldato e che, quando il lavoro glielo consente, segue la squadra della sua città. Secondo l’accusa, è lui – «senza ombra di dubbio» – a dare fuoco al fumogeno a ridosso di numerosi tifosi che stanno festeggiando un gol dei neroverdi, creando così una situazione di pericolo. Subito dopo l’accensione, sempre in base alle indagini, si è spostato dall’altra parte del gruppo con l’obiettivo di non farsi riprendere. Fin qui, la ricostruzione della questura.

Ieri, in tribunale, l’ultima udienza del processo. Per l’accusa, ci sono gli estremi per chiedere la condanna del soldato, anche perché uno degli investigatori – in aula – conferma di averlo individuato con assoluta certezza attraverso le immagini della telecamera. La difesa, rappresentata dall’avvocato Andrea Ferrone, sostiene invece che non è stato il 41enne ad accedere il fumogeno e che, in ogni caso, si è trattato di un gesto con una finalità meramente coreografica, un’azione che non ha messo a rischio i presenti in alcun modo. Il giudice accoglie la richiesta di condanna sollecitata dal pubblico ministero, concedendo all’imputato il doppio beneficio della sospensione della pena e della non menzione. Adesso è scontato il ricorso in appello.

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