Grazie ai registri conservati è possibile ricostruire le genealogie della città

Archivio diocesano, pillole di storia

DOCUMENTI La pergamena più antica risale all’ottobre del 1006 A maggio visite guidate organizzate da Teate Nostra

CHIETI. Ottobre 1006. Il vescovo della chiesa di San Tommaso apostolo, quella che oggi è la cattedrale di San Giustino, dà in usufrutto a signorotti locali alcuni possedimenti terrieri nell’area metropolitana. Li potranno tenere per tre generazioni, versando ogni anno sei denari e altra moneta dell’epoca, perché il vescovo ristrutturi il palazzo episcopale.

E’ questa la testimonianza più antica custodita dall’archivio arcivescovile diocesano di Chieti, dichiarato di notevole interesse storico da ministero e soprintendenza ai beni culturali.
E’ merito dell’associazione Teate Nostra aver fatto della curiosità per i tesori nascosti della città argomento di un viaggio virtuale all’interno di questo scrigno documentale. Interprete puntuale è stata, nella conferenza alle Crocelle del ciclo “Chieti prima di Chieti, dalla città preromana al medioevo”, l’archivista Lucia Palazzi, di Giulianova, docente a contratto di cultura e storia del mondo antico e medievale nell’università di Teramo.

«L’archivio arcivescovile», sostiene la studiosa, «è una fonte eccezionale di notizie sulla storia ecclesiastica locale, con agganci importanti alla vita politica ed economica per oltre mille anni. Nel ricco patrimonio dell’archivio vanno certamente considerate le 1564 pergamene già inventariate e le 169, datate tra il 1200 e il 1800, ultimamente recuperate». La dottoressa si fa guida tra questi documenti. Lei ha trascritto e riassunto le pergamene datate fino al 1300. Il lavoro degli studiosi è inesauribile. Il direttore dell’archivio diocesano, monsignor Giuseppe Liberatoscioli, sta realizzando una grossa opera in tre volumi sull’arcivescovo Venturi, altra importante pagina storica del capoluogo teatino. Oggi tutte le pergamene sono digitalizzate, inventariate e decifrate. Grazie a un finanziamento della fondazione Carichieti, poi, si lavora sui documenti delle visite pastorali dei diversi vescovi. «Questi documenti», racconta Lucia Palazzi, «sono fonte di dettagli architettonici, patrimoniali, e sociali di diverse epoche storiche». L’archivio è aperto al pubblico ogni lunedì e venerdì dalle 9 alle 12.

«Ci sono tante curiosità da scoprire, come nei registri di battesimi, matrimoni e morti», continua Palazzi, «attraverso i quali è possibile ricostruire le genealogie locali, ma anche splendide filigrane da osservare in controluce e un intero repertorio sull’ordine di Celestino V, con annotazioni sul retro dei documenti che ci aiutano a capire la storia di queste carte».

Per non parlare dei Diversorum, volumi di contenuti vari, da ordinanze sulla proibizione delle carni in quaresima fino a editti sui giochi proibiti che cercavano di fermare, già secoli fa, questo malsano vizio. Teate Nostra il 3, 4, 17 e 18 maggio, nell’ambito del Maggio Teatino, organizza visite guidate nell’archivio dalle 11 alle 13 e tra le 15.30 e le 17. «L’appuntamento», dice Luigi Di Gregorio, presidente dell’associazione, «è in piazza Valignani, davanti al palazzo arcivescovile, sede dell’archivio che tanti teatini non conoscono».

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