Arrestato il falso maresciallo che truffa gli anziani nelle case 

Ai domiciliari Salvatore Messina, 45 anni, di Napoli: inguaiato dalle immagini delle telecamere Tra le vittime una pensionata del quartiere Filippone, si indaga su altri colpi avvenuti in zona

CHIETI. «Buongiorno signora, sono un maresciallo dei carabinieri. Abbiamo trattenuto suo figlio in caserma perché ha provocato un incidente: per liberarlo bisogna pagare». Sono le parole che hanno spalancato le porte ai truffatori. Così un’anziana teatina di 79 anni è stata depredata di 1.300 euro. E due giorni fa, a distanza di neanche un mese, il falso maresciallo è finito in trappola: i carabinieri della stazione di Chieti Principale e della sezione operativa della compagnia teatina hanno arrestato a Napoli, in pieno centro storico, Salvatore Messina, 45 anni, alle spalle una sfilza di precedenti analoghi, con l’accusa di truffa pluriaggravata e sostituzione di persona.
L’indagato, dopo l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice Luca De Ninis su richiesta del pm Marika Ponziani, si trova ai domiciliari con il braccialetto elettronico. È stato incastrato dalle immagini delle telecamere, che lo hanno ripreso mentre entrava in azione a Chieti, in zona Filippone, insieme a un complice che è rimasto in auto, la cui targa è stata anch’essa immortalata dai sistemi di videosorveglianza della zona. Una cosa è certa: dietro colpi del genere, che avvengono in modalità seriale, si nasconde la criminalità organizzata. Più di un’inchiesta, infatti, ha svelato l’esistenza di vere e proprie bande, gestite dalla camorra, con base a Napoli e «batterie» pronte a girare l’Italia in lungo e in largo a caccia di persone deboli da raggirare. Ora le indagini non si fermano: c’è il fondato sospetto che il 45enne abbia messo a segno altre truffe simili in provincia di Chieti, destando un forte allarme sociale.
Quando, lo scorso 26 maggio, la pensionata teatina riceve sul cellulare la telefonata del sedicente maresciallo che le comunica che suo figlio è bloccato in caserma, la paura le annebbia il pensiero. L’interlocutore dice che occorrono 3mila euro. Lei in casa ne ha solo 300, ma – su indicazione del truffatore – va all’ufficio postale più vicino e preleva 1.000 euro, il massimo consentito. «È inutile provare a chiamare suo figlio sul cellulare: glielo abbiamo sequestrato. E, per il suo bene, non racconti a nessuno di questa telefonata». L’anziana torna a casa e, poco dopo, consegna i 1.300 euro a un uomo che citofona al suo appartamento e non si ferma neppure davanti a due parenti della vittima che si insospettiscono e vorrebbero mandarlo via. Quando parte la telefonata al 112, i due malviventi sono già lontani. Le indagini dei carabinieri scattano immediatamente e, attraverso le telecamere, consentono di arrivare al numero di targa dei banditi. C’è di più: l’impianto di videosorveglianza riprende anche l’evidente zoppia dell’uomo che ha ritirato i soldi. A distanza di poche ore, l’auto dei malviventi viene fermata in provincia di Caserta per un controllo. I vestiti di Messina, che zoppica vistosamente, corrispondono a quelli indossati al momento della truffa e ripresi dalle telecamere. È l’ultimo grave indizio che inguaia il finto maresciallo.
Già un paio di settimane fa, gli investigatori del tenente Pasquale Striano avevano arrestato in flagranza un falso corriere che aveva tentato di derubare un’anziana, alle porte del centro storico di Chieti, con la scusa di dover consegnare un pacco per conto del nipote. Una risposta concreta alla richiesta di giustizia di chi è rimasto vittima del più odioso dei reati.