Auto bruciate ai Cozzolino Sotto processo il cognato

L’incendio distrusse due veicoli mettendo in pericolo un palazzo con 4 famiglie Alla base del gesto, secondo le accuse, i contrasti per la gestione di traffici illeciti

GISSI. L’incendio che la sera dell’11 dicembre 2012 distrusse due auto parcheggiate davanti al condominio di contrada Rosario, a Gissi, in cui risiedeva la famiglia di Lorenzo Cozzolino, sarà al centro del processo che verrà celebrato mercoledì prossimo dal tribunale di Vasto. Alla sbarra con l’accusa di incedio doloso comparirà Lino Croce, giostraio di 45 anni, di Gissi, cognato del collaboratore di giustizia.

Croce per quell’episodio fu arrestato dai carabinieri. Secondo i militari il duplice rogo sarebbe stata la risposta di Croce all’incendio del suo appartamento subito il 27 agosto 2012. I due episodi sarebbero scaturiti da contrasti familiari.

L’ordine di custodia cautelare venne notificato a Croce nel carcere di Lanciano, dove era rinchiuso in seguito dell’operazione antidroga “Tramonto”.

A inizio anno l’uomo è finito nuovamente nei guai. Il suo nome compare nel dossier dell’“Operazione Adriatico” scaturita dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Cozzolino. Fra i vari episodi che compaiono nel dossier c’è anche l’incedio. Il giostraio avrebbe appiccato il fuoco alle due auto per vendetta, in seguito a contrasti che da qualche tempo erano sorti con il cognato nell’ambito della gestione di alcuni traffici illeciti.

Una ipotesi che il difensore di Croce, l’avvocato Fiorenzo Cieri, rigetta in modo categorico. A Gissi ricordano ancora quell’incendio. Dopo aver cosparso di liquido infiammabile due utilitarie, l’autore lasciò a poca distanza una bottiglia contenente residui di carburante. Il rogo mise in pericolo gli inquilini di un condominio: quattro famiglie con tre bambini.

L’indagato rischia una pena che può arrivare a dieci anni di reclusione. Cieri tenterà di smontare il castello accusatorio. A giudicare Croce sarà il presidente del tribunale, Italo Radoccia. Attualmente il presunto “armiere” dell’associazione di stampo camorristico arrestata a febbraio dalla Dda nel corso dell’Operazione Adriatico, a seguito delle rivelazioni del collaboratore di giustizia Lorenzo Cozzolino, è in cura in una comunità grazie all’avvocato Fiorenzo Cieri che ha ottenuto il trasferimento del suo assistito per motivi di salute.

Lino Croce è una delle figure di spicco di quella Operazione Adriatico, condotta dai carabinieri. Nel dossier di 400 pagine alcuni capitoli raccontano episodi sconcertanti attraverso le rivelazioni del pentito che abbracciano un arco di dieci anni. Diversi gli attentati. L’avvocato Cieri , come tutti i difensori degli indagati, contestano le accuse e gli arresti avvenuti per colpe già pagate e risalenti a molti anni fa.

Paola Calvano

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