Cantina Ortona tra debiti e crisi: il futuro si decide in venti giorni 

Una parte dei creditori si è riunita per votare l’ammissione dell’azienda al concordato preventivo  Ma altri pareri possono arrivare nelle prossime settimane: poi la decisione spetterà al giudice

ORTONA . Venti giorni per decidere il futuro di Cantina Ortona. Dopo l’adunanza dei creditori, chiamati a votare l’ammissione o no al concordato preventivo, coloro che non hanno ancora espresso il proprio parere hanno ancora poco meno di tre settimane per farlo. Poi la parola finale spetterà al giudice, Nicola Valletta, chiamato a decidere sulla procedura.
L’azienda ha chiesto di poter ricorrere al concordato preventivo per far fronte alla crisi che ormai da anni la vede protagonista. Dopo aver presentato un piano, si è reso necessario un aggiornamento dello stesso perché il commissario giudiziale Valeria Giancola ha voluto una revisione della proposta che, quindi, giovedì è stata sottoposta al parere dei creditori nel corso dell’adunanza convocata. Ma non tutti hanno votato: avranno altri venti giorni di tempo e potranno farlo attraverso posta elettronica certificata. La mancata espressione varrà come un dissenso. A seguire il giudice, sulla scorta dei voti pervenuti, prenderà le sue decisioni. Due le strade per Cantina Ortona: l’ammissione stessa al concordato preventivo o il fallimento.
Sono quindi giorni decisivi per questa importante realtà del territorio, che proprio per via delle difficoltà economiche si è vista impossibilitata a pagare i propri soci, circa 200, verso i quali sono state tentate nel recente passato soluzioni alternative per dare loro garanzie di futuro. Proprio ai soci nei mesi scorsi erano arrivate delle lettere che comunicavano loro la procedura richiesta dalla cantina. «L’attivo a disposizione del ceto creditorio ammonta a complessivi 2.982.257,23 euro riveniente interamente dalla continuità nel periodo concordatario», si poteva leggere. «La proposta è corredata di un piano industriale che, contestualizzato in un sistema macroeconomico con specifico riferimento al settore commerciale, prospetta come realizzabili i risultati economici prospettati e consentirà di conseguire il riequilibrio finanziario dell’azienda». In pratica la gestione aziendale, secondo quanto veniva ipotizzato in quella proposta, dovrebbe consentire il pagamento dei costi della stessa gestione e di quello dei debiti concordatari. «Il passivo concordatario», veniva inoltre specificato, «ammonta a complessivi 6.902.923,25 euro».
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