Centro antiviolenza il Comune lo blocca e fa ricorso al Tar

Esclusa dalla Regione, la giunta di centrosinistra chiede la sospensiva del servizio affidato all’associazione Donn-è

ORTONA. Il Comune ricorre al Tar contro la Regione e l'associazione Donn-è, con sede in Ortona e operante sul territorio, per una questione riguardante un bando regionale e relativo finanziamento per l'attivazione di un centro anti-violenza per donne e minori. Il problema è che sia il Comune, in convenzione con il Consultorio familiare A.Ge. Onlus di Ortona, che l'associazione “Donn-è” formata da giovane professioniste che si occupano di questi argomenti, hanno partecipato al suddetto bando. Il primo, però, non è stato ammesso, perché secondo la Regione, «il servizio è stato affidato a un soggetto che non risulta, dallo Statuto, avere tra gli scopi prioritari la lotta alla violenza contro le donne e minori e non risulta, dalla documentazione presentata, aver maturato esperienze e competenze specifiche in materia».

La seconda, invece, Donn-è, è vincitrice del bando regionale e, quindi, autorizzata ad aprire il centro anti-violenza a Ortona entro il 10 febbraio. Un avvio delle attività frenato “bruscamente” dal ricorso del Comune, a firma del sindaco Vincenzo D'Ottavio, con il quale si è chiesto al Tar, in primo luogo, la sospensiva della delibera che attribuisce il finanziamento, dell'importo di 25mila euro, all’associazione Donn-è e della determina che ha attribuito il finanziamento alla stessa. Nel merito, di annullare gli atti impugnati. Il giudice si pronuncerà sulla sospensiva giovedì 7 febbraio.

«Il consultorio», si legge nel ricorso, «ha formato un'equipe femminile, composta da figure professionali, impegnata esclusivamente nel campo della lotta alla violenza sulle donne e minori». Inoltre, sempre nel ricorso viene riportato che: «c'è stata anche disparità di trattamento, ossia la Regione ha ritenuto idonei, e come tali, beneficiari del finanziamento enti e associazioni in possesso di requisiti di gran lunga inferiori a quelli vantati dal Consultorio».

Dall'altra parte, Donn-è non ritiene di subire questa situazione, evidenziando: «in primis, di essere apolitica e di avere nel proprio statuto proprio la lotta alla violenza di genere, femminile; di essere “gemellata” con organizzazioni internazionali che si occupano di violenza contro le donne e la tratta e di avere all'interno dell'associazione delle professioniste con tanto di curriculum e specializzate in queste materie e, infine, di avere presentato anche progetti informativi sulle varie problematiche, educativi e, soprattutto, formativi nelle scuole». «Eravamo pronte a partire», commenta il presidente dell'associazione Donn-è, Francesca Di Muzio, «con tanto di sede pronta all'uso e tutte le professionalità necessarie, ma poi è arrivato questo ricorso che ci ha costretti a posticipare l'apertura del nostro centro anti-violenza, con un grave danno per tutta la comunità. Non possiamo, infatti, da subito lavorare sulla violenza contro le donne e, quindi, soddisfare al meglio le richieste che ci sono già arrivate. Il ricorso rappresenta un aggravio di spese per i cittadini e mi chiedo se era proprio necessario visto che noi avevamo intenzione di collaborare con l'Ente. Sappiamo che non tutta la maggioranza era d'accordo. Ora, è il momento buono per uscire allo scoperto».

Lorenzo Seccia

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