Cesina denutrita e forse picchiata Spunta l’ipotesi avvelenamento 

Cresce l’attesa per l’autopsia sulla 88enne strangolata con un laccio nella sua casa di corso Umberto I Il figlio Francesco Rotunno, 64 anni, arrestato mercoledì, è accusato di omicidio volontario aggravato

CASOLI. Saranno gli ulteriori accertamenti medici a chiarire se Cesina Bambina Damiani era vittima di una condotta finalizzata a nuocere alla sua salute. L'88enne è morta strangolata in casa propria, domenica 12 febbraio, il giorno prima del suo ricovero in ospedale per accertamenti sul suo stato di salute. Poteva quel ricovero svelare che la donna era denutrita, subiva percosse o addirittura ai suoi danni era in atto un processo di avvelenamento? È questo il sospetto degli investigatori, ovvero che il proposito omicida nei confronti dell'anziana madre, disabile e quasi cieca, albergasse già prima di domenica nella mente del figlio Francesco Rotunno, 64 anni, in carcere a Lanciano per omicidio volontario aggravato. Nei giorni precedenti al delitto, Cesina Damiani appariva deperita. Non si faceva più imboccare dal figlio, anzi serrava i denti quando Rotunno le avvicinava la forchetta alla bocca. Accettava il cibo solo dalla badante, che avrebbe riferito anche dei modi bruschi con i quali il 64enne trattava ormai l'anziana madre, sintomo di una certa insofferenza verso la donna.
L'autopsia sulla 88enne sarà eseguita lunedì, salvo complicazioni, all'ospedale di Fermo, nella sala attrezzata per casi di contagi da Covid (la salma è positiva). L'incarico è stato conferito dal pm Serena Rossi al medico legale Pietro Falco. Saranno eseguite tutte le analisi cliniche necessarie, dalla Tac fino agli esami tossicologici. Non solo per accertare le modalità del decesso, ma anche per verificare la presenza di altri segni di violenza, come percosse, o di avvelenamento. Il prosieguo delle indagini potrebbe, infatti, far scattare l'ulteriore aggravante della premeditazione (oltre a quelle del rapporto familiare e della minorata difesa della vittima). Non è escluso che al momento del delitto Cesina fosse sedata: nessuno, nella palazzina di corso Umberto I, ha sentito particolari litigi o richieste di aiuto.
Il decesso della donna, cagionato da un laccio stretto intorno al collo, si colloca tra le 14 e le 15, in un orario compatibile con la presenza di Rotunno nell'abitazione. La vittima è stata trovata, poco prima delle 19, adagiata sul letto del figlio, in posizione supina e con accanto il corredo funerario pronto. In sala da pranzo è stato trovato un biglietto, “Scusa a tutti”, con grafia simile a quella di un altro foglio trovato nel portafogli dell'indagato, lasciato a casa insieme alla carta d'identità. C'è poi l'aspetto economico, la scoperta della scomparsa di 16mila euro dal conto della Damiani, «giustificata», scrive il gip Massimo Canosa nell'ordinanza di custodia cautelare, «in modo evasivo e contraddittorio dall'indagato», che aveva smesso anche di pagare i 200 euro settimanali alla badante. Tutti gli indizi acquisiti dai carabinieri del nucleo operativo - diretto dal tenente Giuseppe Nestola - con il coordinamento della Procura, sono ritenuti «univoci, gravi e concordanti» della colpevolezza dell'indagato che, per il Gip, evidenzia «totale mancanza di scrupoli e di senso di umanità nei confronti di una persona che, anziché accudire, mostrava di sentire esclusivamente come un peso per sé». Rotunno, come previsto, ieri ha fatto scena muta all'interrogatorio di garanzia.
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