30 dicembre

Oggi, ma nel 1995, a Roma, al Quirinale, alle 11, il presidente del Consiglio dei ministri Lamberto Dini, in carica dal 17 gennaio precedente, rassegnava le dimissioni al cospetto del capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro, che le rifiutava invitando il futuro leader di Rinnovamento italiano a tenere comunicazioni al Parlamento per meglio sondare la situazione di crisi (nella foto, particolare, l’udienza di quel 30 dicembre di trent’anni addietro nello scatto a corredo del pezzo, firmato da Stefano Zurlo, pubblicato sul quotidiano milanese “Il Giornale”, del 2 luglio 2024, intitolato “Dini conferma gli intrighi di Scalfaro: “Era ostile a Berlusconi”). Il 18 dicembre precedente, infatti, “Lambertow”, come era ironicamente soprannominato dai referenti della stampa di Montecitorio per il suo spiccato approccio liberale all’americana, aveva invitato i deputati a votare positivamente e in modo compatto, per il benessere del Belpaese, la Finanziaria per il ’96 -che aveva incontrato l’opposizione soprattutto degli onorevoli forzisti- promettendo che dopo l’approvazione si sarebbe fatto da parte ritenendo esaurito il compito preventivato dalle forze politiche e dal presidente della Repubblica. La Finanziaria era stata approvata il 21 dicembre e due giorni dopo, il 23, era diventata la legge numero 550. L’11 gennaio 1996 l’ex direttore generale della Banca d’Italia -dall’8 ottobre 1979 all’11 maggio 1994- dopo aver provveduto a "presentarsi alla Camera" confermerà la volontà di rimettere l’incarico nelle mani del vertice della Repubblica. Terminerà così, dopo 487 giorni, la storica esperienza del primo esecutivo “tecnico” dell’Italia repubblicana. Ovvero quello composto da personalità non direttamente espressione dei partiti, incluso Dini annoverato come indipendente, e per lo più anche non elette alla Camera o al Senato. Indipendenti erano anche 22 ministri su 23 del Dini I: solo uno, infatti, era portabandiera del Partito repubblicano italiano, anzi una: Susanna “Suni” Agnelli, che aveva la delega al dicastero degli Esteri con particolare competenza agli Italiani nel mondo. Dini, fiorentino del 1931, che con Silvio Berlusconi presidente del Consiglio era stato ministro del Tesoro, aveva preso il posto proprio del Cavaliere dopo la conclusione della sua fase di debutto. Ovvero alla testa del Berlusconi I, che era durato dall’11 maggio 1994 al 22 dicembre dello stesso anno, e che s’era concretizzato dopo la “discesa in campo”, nelle elezioni del 27 e 28 marzo ’94, con la sua creatura, Forza Italia, nell’ambito del Polo delle libertà. Sperimentazione che aveva dato vita a quella che molti analisti politici avevano definito come la prima amministrazione della “Seconda Repubblica”. Nel dopo Dini, il 18 maggio 1996, comincerà la XIII legislatura e l’esperienza del primo governo guidato da Romano Prodi dell’Ulivo.
