Chieti, da finti terroristi a pericolosi piromani

Falso attentato a Bonanni, la polizia scopre tre misteriosi roghi e filma una borsa sospetta. Per la procura era piena di armi

CHIETI. Tre roghi e una valigia piena di armi sospette sono le nuove accuse che pesano sui “terroristi della porta accanto”, quelli della finta-bomba lasciata davanti alla casa francavillese dell’ex leader nazionale della Cisl, Raffaele Bonanni. L’inchiesta della procura distrettuale dell’Aquila su Davide Nunziato, 35 anni di Francavilla, la moglie di questi, Valeria Di Stefano, di 30 e il guardiese Donato Colasante, di 21, si allarga ma è sempre più coperta dal segreto istruttoria perché va dritta verso una ipotesi di reato più grande e allarmante di quanto sia finora emerso.

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Si parla di traffico internazionale di armi, come pistole e mitra. E a questo sospetto, che sarebbe supportato da una ripresa video, si aggiungono almeno tre roghi dolosi, di quelli finiti sulle pagine abruzzesi della cronaca nera negli ultimi mesi, dietro i quali potrebbe nascondersi anche l’ombra del racket, più che della bravata come Nunziato e Colasante vogliono far credere a proposito della finta bomba lasciata, il 21 marzo scorso, davanti al portone dell’ex segretario nazionale della Cisl.

I nuovi elementi sono emersi durante gli interrogatori, degli ultimi giorni, all’Aquila, condotti dal magistrato della procura distrettuale, Antonietta Picardi, che ha delegato per le indagini la squadra mobile di Chieti. Bocche cucite però da parte della polizia che non conferma né smentisce l’esistenza del filmato che riprende Nunziato e Colasante mentre il primo carica nel bagagliaio di un’auto, pare intestata a suo padre che era all’oscuro di tutto, una pesante borsa dal contenuto misterioso. Per gli indagati, la borsa era piena di pezzi di motore di scooter; per la procura distrettuale invece c’erano della armi. Ma Colasante, l’ultimo ad essere stato interrogato, fa il duro e non rivela nulla. Perciò resta in carcere.

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Sempre i filmati di telecamera anti vandali avrebbero ripreso uno dei due, o entrambi, prima dei roghi dolosi, sui quali la polizia mantiene uno stretto riserbo. L’immagine del piromane che lancia una sorta di bottiglia Molotov sarebbe chiara, ma il movente del gesto gravissimo è ancora al vaglio degli investigatori.

Dietro gli incendi potrebbe anche nascondersi una ritorsione e gli stessi potrebbero essere collegati al traffico di armi cominciato già due anni fa, a gennaio del 2012, quando nell’auto di Nunziato, fermato per un controllo dai carabinieri, venne rinvenuta una mitragliatrice da guerra modello Skorpion. La parte più consistente dell’arsenale del giovane francavillese che, sui social network, si è dato il nome di Al Zarqawi, il vice di Bin Laden, e collezionava i filmati delle decapitazioni dell’Is, è stata invece scoperta di recente nella sua abitazione di viale Nettuno, sempre a Francavilla, e al civico successivo di quello di Bonanni. Da finti terroristi che decidono di piazzare un ordigno che non sarebbe mai esploso perché costruito con chiodi, carta e fili elettrici, a piromani e trafficanti d’armi. Chi e cosa si nascondono dietro questi due giovani del Chietino è il mistero da risolvere.