Chieti ipogea, nei sotterranei il futuro turistico della città

18 Luglio 2010

Visita nella cisterna romana di via Gizzi e nel complesso sotterraneo di via dei Tintori. Il viaggio nel ventre della città diventerà un tassello dell’offerta turistica

CHIETI. Viaggio nel ventre della città per sbirciare tra le soluzioni di ingegneria idraulica d’altri millenni. C’è uno scrigno prezioso dell’antica Teate nei fondali del centro. Una complessa rete di cisterne, cunicoli e vasi comunicanti, percorso alternativo di una Chieti culturale tutta da scoprire. Ne è convinto il sindaco Umberto Di Primio, pronto a farne tassello ulteriore dell’offerta turistica.

FOTO Viaggio nella città sotteranea

Insieme al vicecapogruppo del Pdl in consiglio comunale, Emiliano Vitale, che sta seguendo la predispozione di progetti per rilanciare Chieti Ipogea, il primo cittadino ha accompagnato taccuini e telecamere in alcuni degli angoli più suggestivi della città nascosta.

«Chieti», ha detto Di Primio, «è ricca di dettagli culturali che vanno valorizzati». Sorprende l’entusiasmo di tanti giovani dietro l’iniziativa. In particolare del gruppo di volontari del Cars, Centro appenninico ricerche sotterranee, guide impeccabili di questo giro turistico d’eccezione.

«L’assenza di un acquedotto che convogliasse l’acqua in città», racconta Errico Orsini, esperto del Cars, «ha portato a rispondere all’esigenza dell’approvvigionamento idrico, in epoca romana, con la creazione di una complessa rete di cisterne, concamerazioni e cunicoli di varia dimensione». Passano i millenni. La città sotterranea si arricchisce di nuove diramazioni e condotte. Ieri, in particolare, sono stati aperti la cisterna romana di via Gizzi, lunga circa 37 metri e larga 10, e il complesso di via dei Tintori, molto probabilmente cava arenaria, in cui a fine ’800 venne realizzato un muro di consolidamento, ancora integro, nonostante la zona sia stata interessata nel 1994 dal crollo di alcune abitazioni in supeficie e di parte della struttura sotterranea.

Gli interventi di recupero sono finiti da poco. «La nostra amministrazione», dice Emiliano Vitale, «ha intenzione di realizzare la dorsale della cultura teatina, utile a programmare pacchetti turistici integrati per famiglie e comitive. Il recupero e la fruizione di questi luoghi ha bisogno di fondi. Stiamo pensando a progetti per drenare risorse comunitarie». Su questa città nascosta, utilizzata anche come rifugio durante i bombardamenti, tessono trame affascinanti i racconti della tradizione teatina. Certo è, però, l’utilizzo storico. «La sete d’acqua della città», conclude Cesare Iacovone, presidente del Cars, «è stata soddisfatta fino alla fine del 19º secolo, per la parte pubblica, proprio attraverso questo sistema complesso di vasi comunicanti. Un patrimonio di grande interesse anche scientifico».

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