arriva lo stop definitivo

Chieti, un atto cancella per sempre Megalò 3

Regione e Genio civile mettono una pietra tombale sul progetto dell'Ipermercato finito al centro di due inchieste: «Si intima l’immediata esecuzione dell’ordinanza di ripristino dei luoghi»

CHIETI. «Si intima l’immediata esecuzione dell’ordinanza di ripristino dei luoghi». E ancora: «L’area in argomento risulta inibita a qualsiasi attività di trasformazione edificatoria», firmato Genio civile, cioè la Regione. In due frasi l’epitaffio dell’ipermercato dei veleni e delle inchieste.

Qui giace il Megalò 3. Non fiori, né tangenti (o presunte tali), ma solo opere di bene. Anzi, fatte bene. L’atto che pubblichiamo – che una mano amica ha fatto recapitare al giornale – porta la data dell’8 febbraio. Ed è una pietra tombale piazzata sul centro commerciale della società Akka, di quell’imprenditor Enzo Perilli finito nel mirino della procura distrettuale aquilana insieme al sindaco di Chieti, Umberto Di Primio, e all’ex capo dell’Autorità di bacino, Michele Colistro, indagati per presunte tangenti, rimaste anche e solo sulla carta come è accaduto anche al progetto, molto ambizioso, di Megalò 3.

A ben rifletterci, la procura aquilana, nell’avviso delle conclusioni delle indagini, contesta soldi solo promessi al sindaco teatino. Così come del centro commerciale non c’è alcuna traccia, se non sui progetti mai realizzati. In parole semplici: da anni stiamo parlando, e stanno indagando, sul nulla. Un nulla che un atto, firmato dal dirigente del Genio civile, che fa capo alla giunta di Luciano D’Alfonso, fa diventare assoluto.

Il Megalò 3 non potrà essere mai più realizzato. «In considerazione del lungo lasso di tempo e stante l’assoluta inerzia di codesta ditta, si conferma la necessità e l’urgenza di ottemperare al citato provvedimento di ripristino, anche in considerazione delle preminenti finalità di sicurezza idraulica», si legge ancora sul documento che pubblichiamo. Che si traduce nell’ordine perentorio indirizzato all’Akka di Perilli, che ha sede legale in via Mascagni a Montesilvano, di rimuovere tonnellate di terra di riporto, quelle che, a suo tempo, vennero trasportate a Santa Filomena, dagli scavi per le fondazioni dell’Ikea, dall’Emoter di Filippo Colanzi, anch’essa finita sotto processo, per innalzare l’area rispetto al fiume Pescara, che scorre molto vicino, e quindi dribblare la legge che vieta di costruire in zone a rischio esondazione.

Ma quella montagna di terra deve sparire: «Ulteriori ritardi e indugi», avverte la Regione, «saranno perseguiti a norma di legge, anche in considerazione dei potenziali risvolti sulla pubblica e privata incolumità». E non è una semplice coincidenza se proprio oggi, alle 17, quattro Comuni si riuniscono a Cepagatti per dare lo stop finale non solo al Megalò 3 ma a tutti coloro che vorrebbero mettere cemento accanto al fiume Pescara.

I Comuni sono Chieti, Cepagatti, Alanno e Manoppello. Il progetto milionario, sponsorizzato da Regione e Genio civile, si chiama: «Opere di laminazione delle piene del Pescara». Cioè la realizzazione di casse di espansione del fiume.

Il 28 gennaio è partita la procedura di Valutazione d’impatto ambientale con il deposito dei progetti nei quattro Comuni. Finalmente si fa sul serio. Megalò 3 riposi in pace, amen.