Cittadino diffamato sui social, condannato il sindaco di Tollo

25 Settembre 2024

Parole offensive su Facebook: i giudici civili confermano per Radica la sentenza emessa a Ortona Deve risarcire i danni morali per 5mila euro e pagare le spese di giudizio per circa 30mila euro

TOLLO. Diffamazione su Facebook: il sindaco di Tollo, Angelo Radica, è stato condannato in sede civile anche dalla Corte d’appello dell’Aquila - dopo la sentenza del tribunale di Ortona - per una presunta denigrazione sul social medium ai danni di un concittadino al pagamento di 5mila euro per danni morali oltre alle spese di giudizio che ammontano a circa 30mila euro. In conseguenza della sentenza, i consiglieri comunali di opposizione, Ettore Leve, Bruno Pagnanelli e Filomena Mariani (legale che ha difeso il cittadino), hanno chiesto le dimissioni di Radica dalla carica di primo cittadino.
Ma andiamo per ordine. Era stato il sindaco a portare in giudizio davanti al tribunale di Ortona un cittadino per ottenere da questi il risarcimento del danno patito in occasione di una presunta diffamazione, ma lo stesso tribunale aveva rigettato la domanda accogliendo, invece, quella del cittadino che, a sua volta, lamentava di essere stato lui ad essere diffamato su Facebook. Da qui la prima condanna di Radica al risarcimento del danno morale e al pagamento delle spese processuali. Contro questa sentenza, il sindaco ha fatto ricorso. E la Corte d’appello dell’Aquila, nel confermare la sentenza di primo grado, ha ritenuto i post del sindaco gravemente diffamatori. Nello specifico, i giudici del secondo grado di giudizio hanno tenuto conto della reiterazione delle condotte offensive perché Radica ha pubblicato diversi post in più episodi alcuni dei quali con un invito ai destinatari a consentirne una più ampia diffusione; le presunte offese avrebbero minato l’onore e la dignità individuale e sociale del cittadino tacciato di essere “una nullità, una persona incapace di raggiungere risultati nella propria attività”, un “cretino patentato”, “una persona insignificante”, il “peggio del peggio” e altre considerazioni che fuoriescono dalla querelle politico-amministrativa; la volontà di recare pregiudizio all’onore altrui, fuoriuscendo dal tema di discussione. «Riteniamo di censurare la condotta del sindaco», dicono i tre consiglieri di opposizione, «palesemente dolosa e ritorsiva, connotata da estrema gravità tenendo conto che è stata posta in essere da una carica istituzionale, quale il capo di un governo cittadino avente funzioni di rappresentanza e tutela della collettività». Contro la sentenza è possibile fare ricorso in Corte di Cassazione. (cr.ch.)