VASTO

Covid, focolaio al San Francesco con 80 contagiati, 30 sono operatori

Allarme dei sindacati per l’incidenza delle positività nella struttura sanitaria 

VASTO. Continuano a moltiplicarsi in città i contagi Covid. Martedì la Asl ha comunicato altri 121 positivi. Dal 25 marzo Vasto ha registrato 545 contagi. Quello della risalita è un trend che si è aperto da un paio di settimane. La ripresa della pandemia sta creando problemi nei bambini e si fa sentire negli asili, in ospedale e nelle rsa e negli istituti di cura privati. Emblematico quello che accade all'istituto San Francesco: una cinquantina i contagiati tra i ricoverati e una trentina tra il personale.

«Da diversi giorni», confermano le rsa della Cgil, «si assiste ad un aumento dei positivi sia tra i degenti che tra gli operatori. Le maggiori criticità ci vengono segnalate nei reparti». Non è meno allarmata la Uil Fpl. «Abbiamo chiesto un incontro e come comitato Covid ci è stato concesso per domani», fa sapere Camillo Di Felice della Uil Fpl.

A giudizio di Ferdinando Costanzo, della rsa Cgil, la scelta adottata dalla direzione, di mantenere negli stessi reparti, seppur in ambienti separati, pazienti positivi al Covid e pazienti negativi, è incomprensibile oltre che dannosa. «Da tempo», affermano i rappresentanti sindacali, «chiediamo l’individuazione di un’area da adibire alla sola assistenza dei pazienti risultati positivi, in modo da tenerli isolati dai negativi. Incomprensibile fin ad ora la gestione adottata dal comitato pandemico e dalla direzione di continuare sulla strada della promiscuità. A distanza di due anni dall’inizio della pandemia non è più tollerabile questa situazione».

La Cgil ricorda che c’è un reparto chiuso da tempo che poteva essere utilizzato per attuare una politica di contenimento pandemico in modo da non bloccare il flusso dei nuovi ricoveri. «Il medico del lavoro», affermano i rappresentanti sindacali, «insieme al comitato pandemico avrebbero potuto organizzare percorsi per la sorveglianza delle nuove infezioni con la finalità di interrompere la catena di trasmissione del Covid tra gli ospiti e il personale. Come sindacato», afferma la Cgil, «siamo molto preoccupati perché mentre si potevano comprendere i contagi avuti e registrati durante la prima ondata emergenziale del Covid-19, non è giustificabile ad oggi, a distanza di due anni e con tutto il bagaglio di informazioni sul virus, il personale sanitario vaccinato con tre dosi, l’uso corretto dei dispositivi di avere un aumento dei casi così alto.

Per non parlare dei notevoli sacrifici del personale che ha il contratto scaduto da oltre 14 anni non percependo nessuna indennità Covid e nessuna indennità di malattia infettiva. Purtroppo questa recrudescenza porta inevitabilmente al blocco dei ricoveri, e se si continua su questa strada rischiamo di trovarci con una contrazione delle prestazioni. Ricordiamo alla direzione che non possono essere solo i lavoratori e i pazienti a pagare», concludono i rappresentanti della Cgil.