D’Alfonso: il San Camillo ospedale da specializzare

13 Luglio 2014

Atessa, il presidente della Regione incontra medici, infermieri e cittadini «A novembre il nuovo piano sanitario: nessuno toccherà questo presidio»

ATESSA. Sospendere il provvedimento della direzione generale della Asl di chiusura dei reparti di Ortopedia, Chirurgia e blocco operatorio fino al 15 settembre per permettere la turnazione delle ferie anche nell’ospedale di Lanciano e valorizzare il San Camillo. È unanime la richiesta rivolta da medici e infermieri dell’ospedale di Atessa, dal sindaco Nicola Cicchitti e dal consigliere comunale di opposizione Giulio Borelli, al presidente della Regione, Luciano D’Alfonso e all’assessore regionale alla sanità Silvio Paolucci. Richiesta fatta in un incontro svolto ieri nel presidio sangrino in una stanza troppo piccola per contenere dipendenti, cittadini e la rabbia e la passione dei medici che si vedono privati della possibilità di lavorare. Di fare un lavoro che, come chiesto da D’Alfonso, dovranno riassumere in poche pagine, 5, da consegnargli entro agosto. Un documento in cui si fotografa la realtà ospedaliera, il fabbisogno di salute, le criticità e le eccellenze, in modo che si possa poi intervenire e specializzare il San Camillo.

I medici. «Il blocco delle operazioni è un provvedimento che penalizza tutti», ha esordito il responsabile della rianimazione di Atessa, Flocco, «sia dal punto di vista degli interventi che non si possono fare ad Atessa e che non saranno di certo recuperati a Lanciano con danni ai pazienti, che del personale infermieristico. 19 infermieri sono stati dirottati al Renzetti, ma solo 4 in sala operatoria. Gli altri sono negli ambulatori. Non è concepibile chiudere Atessa per coprire i buchi negli ambulatori di Lanciano. Avevamo avuto rassicurazioni dal manager Francesco Zavattaro sull’aumento dei medici, invece è arrivato il provvedimento di chiusura del blocco operatorio. Noi vogliamo lavorare e ci sono 255 interventi programmati da fare tra luglio e settembre, che ora non potranno essere effettuati qui ma neanche a Lanciano». Il timore dei medici è anche che lo stop in realtà non sia temporaneo ma definitivo. Anche perché, come evidenziato da un’infermiera della sala operatoria, gli interventi in week surgery - operazioni fatte dal lunedì al venerdì - che dovevano caratterizzare Atessa, non vanno. «Il nostro è l’unico presidio Asl dove c’è l’unità complessa di riabilitazione», ha evidenziato la responsabile dell’ospedale Rossana Di Nella, «dove nel 2013 ci sono stati 2.700 ricoveri e che ha un bacino di utenza vasto, di utenti di comuni interni che rimarrebbero isolati». Una riabilitazione monca. Come evidenziato da Angelo D’Annibale, responsabile dell’unità, i posti letto da 20 sono in realtà sono 15 e la palestra non è a norma. Ma c’è anche chi, come Nino Pizzi, rappresentante dei commerciati, ha fatto notare ai politici i risvolti negativi che ci sarebbero sulle attività commerciali se l’attività ospedaliera dovesse essere ridimensionata.

La politica. D’Alfonso e Paolucci del blocco del provvedimento non hanno parlato ma hanno annunciato la riorganizzazione del San Camillo nel nuovo piano sanitario che sarà varato a novembre, e un’analisi del personale in servizio. «Stilate un documento di 5 pagine», ha detto D’Alfonso ai medici, «in cui evidenziate il fabbisogno di salute in zona, di quello che si fa e che non si fa nell’ospedale e che si potrebbe fare. Atessa è una città-territorio, cuore della Val di Sangro e deve avere il presidio. Da specializzare». «Atessa ha eccellenze nella Riabilitazione, che va potenziata», ha chiuso Giulio Borrelli, di Movimento Atessa unita, «e negli interventi minori».

Teresa Di Rocco

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