«Io, truffata di 45mila euro e salvata dai carabinieri»: il racconto di un’imprenditrice

Gli impostori segnalano alla vittima, titolare di un’azienda, inesistenti anomalie sul suo conto corrente, poi la inducono a spostare tutti i risparmi su un altro Iban. Ma i militari riescono subito a bloccare il denaro
CHIETI. Le hanno svuotato il conto corrente, portandole via 45.000 euro, attraverso la più insidiosa delle truffe: quella compiuta sfruttando un numero di telefono che, apparentemente, appartiene alla polizia. Ma i carabinieri, in tempi da record, sono riusciti a recuperare tutti i soldi e a riconsegnarli alla vittima. A raccontare al Centro questa storia a lieto fine è la diretta interessata, un’imprenditrice, proprietaria di una ditta a San Giovanni Teatino.
«La mattina del 5 maggio», dice la donna, «ho ricevuto una telefonata sulla mia utenza da un numero riferibile all’ufficio centrale antifrode della mia banca per segnalarmi dei movimenti sospetti sul mio conto. Mi hanno inoltre riferito che sarei stata contattata dal personale del commissariato di polizia di Lanciano per ricevere istruzioni su come tutelarmi dalla truffa che stavo subendo. Poco dopo, ho ricevuto una seconda telefonata dal numero fisso 0872.72561, effettivamente del commissariato frentano: un altro interlocutore, che si è qualificato come appartenente alla polizia di Stato, mi ha sollecitato a recarmi nella filiale della mia banca, a Sambuceto, per eseguire un bonifico urgente e spostare tutte le provviste su un nuovo conto, fatto ad hoc per me, di cui mi sono stati forniti gli estremi».
L’imprenditrice, non immaginando di essere vittima di un raggiro, ha seguito alla lettera le indicazioni. «Mi sono recato allo sportello», prosegue la donna, «e, senza interrompere mai la telefonata, sono stata indotta a eseguire un bonifico di tutti i miei risparmi, vale a dire 45.000 euro, sul conto corrente indicato in precedenza. All’uscita dalla banca, mi sono accorta che ero incappata in una bruttissima truffa». A quel punto la donna si è precipitata alla caserma dei carabinieri di Sambuceto.
«Sono stata accolta dai marescialli Francesco Eboli e Domenico Damiano. Io piangevo e non riuscivo a raccontare cosa era accaduto. Loro sono stati molto professionali e hanno subito compreso la gravità della cosa. Si sono messi immediatamente all’opera e hanno iniziato a scrivere la mia denuncia. Al tempo stesso hanno cominciato a telefonare ai vari uffici antifrode delle banche coinvolte. Ho notato in loro una passione fuori dal comune. La cosa che più mi ha colpito è stata la loro sintonia: parlavano poco, si capivano solo con gli sguardi. Mi hanno tranquillizzata dicendomi che avrebbero fatto di tutto per aiutarmi a bloccare la transazione che ero stata indotta a fare. Mi hanno ascoltata, anche se per me era difficile esprimermi, visto che ero letteralmente stravolta da ciò che era accaduto».
E qui arriviamo al lieto fine. «Ieri», dice l’imprenditrice, «dopo ore di ansia e di terrore, la mia banca mi ha comunicato che, grazie al tempestivo intervento dei carabinieri che hanno interessato in tempo pari a zero e con perfetto tecnicismo gli istituti di credito coinvolti, i miei soldi sono tornati sul mio conto e ne ho la piena disponibilità. Ora voglio ringraziare i due marescialli e i carabinieri della stazione di Sambuceto, esprimendo loro tutta la mia gratitudine e stima. Mi hanno salvata. E ho voluto raccontare la mia storia per far sì che situazioni simili non accadano più».
La truffa è stata possibile, come accertato in casi analoghi, grazie all’esistenza di programmi e strumenti informatici, utilizzati dai malviventi, che sono in grado di trasformare l’identificativo del numero di telefono chiamante con un numero a piacere inserito dai truffatori che, nel caso dell’imprenditrice, coincideva con quello del commissariato di Lanciano, facilmente rintracciabile sui siti internet; in realtà, invece, le telefonate avvengono tramite una linea VoIP, ovvero che sfrutta la rete internet.
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