Calcio serie B

Andrea Iaconi: «Vivarini è l’uomo giusto per il Pescara»

30 Giugno 2025

L’ex direttore sportivo biancazzurro nel 2007 ha lanciato a Pescara in serie B il tecnico di Ari: «È una mia creatura, negli anni ha dimostrato grandi cose e merita il Delfino»

PESCARA. L'ex direttore sportivo del Pescara Andrea Iaconi è entusiasta per la scelta della società biancazzurra di affidare la panchina al tecnico Vincenzo Vivarini. «È una mia creatura», racconta il dirigente di Giulianova per oltre 14 anni ds del Pescara. «Lo lanciammo quando non aveva ancora il patentino per allenare in serie B nella stagione 2006-07, affiancato da Gigi De Rosa, ma si vedeva che capiva di calcio perchè aveva lavorato come collaboratore negli staff di Simonelli e Sarri degli anni precedenti».

Che ricordi ha di quella stagione?

«Ricordo che prese le redini di quella squadra già avviata verso la retrocessione in C dopo gli esoneri di Ballardini e Ammazzalorso, ma diede subito la sua impronta con delle buone prestazioni e delle vittorie contro Genoa, Lecce e Bari».

Potrà piacere al pubblico di Pescara che, in genere, è sempre molto esigente?

«Vivarini è un tecnico che fa giocare bene le proprie squadre, sia a 3 che a 4 in difesa, oltre a ottenere dei risultati importanti. Quindi penso che abbia tutte le caratteristiche per fare bene in una piazza abituata a un certo tipo di calcio. Oltretutto potrà sfruttare l'entusiasmo generato da una promozione, il che non è poco. Poi è chiaro che dipende tutto dai giocatori che avrà a disposizione. Non conosco più le dinamiche societarie del Pescara, essendo uscito dal giro da qualche tempo. Ma seguo comunque le partite e sono molto curioso e contento di ritrovare la mia ex squadra in una categoria più consona alle aspettative dei suoi tifosi e del proprio blasone».

Aspettando le prime operazioni di mercato, quali giocatori della rosa potrebbero trarre vantaggio dal cambio di guida tecnica con Baldini?

«Difficile dirlo, anche perchè è sempre antipatico fare dei nomi. Ci sono però diversi giovani, tipo Dagasso, Moruzzi e Arena, destinati a migliorare la propria carriera. Ma Pescara è sempre stata storicamente il trampolino di lancio verso società e squadre più ambiziose. È successo nella mia epoca, quando acquistavamo i migliori giovani dalla serie C, sia giocatori che allenatori, per poi rivenderli a peso d'oro. Accade ancora adesso e dovrà essere sempre così in futuro per sopravvivere alla crisi del calcio italiano».

In generale, è meglio toccare il meno possibile un gruppo vincente dalla serie C o qualcuno di categoria ci vuole sempre per una matricola?

«Dipende sempre dalle disponibilità economiche che si hanno a disposizione. Non so se l'ingresso di Verratti in società possa portare dei benefici immediati in tal senso. Poi dei nomi presi così a caso non significano niente. Ricordo proprio la stagione 2006-07, quella dell'esordio in panchina di Vivarini: sembrava avessimo allestito uno squadrone con calciatori come Gautieri, Ferrante, Antonelli, Moscardi e Delli Carri, invece a gennaio eravamo già retrocessi. Viceversa, è piena la storia di formazioni che hanno fatto il doppio salto in avanti dalla C alla serie A ritoccando giusto qualcosina».

Qualche anno fa disse che Vivarini somigliava molto a Giampaolo e Sarri ma avrebbe potuto fare di più. E' ancora di quel parere?

«Penso che ha dimostrato di saper vincere. Lo ha fatto a Teramo, anche se poi è finita come è finita. Lo ha fatto a Catanzaro, facendo bene anche in B dove è arrivato ai play off dopo il trionfo in C».

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