1 luglio

Oggi, ma nel 1861, a Roma, nello Stato pontificio, il forlivese Nicola Zanchini, avvocato, e il collega centese Giuseppe Bastia, con l’aiuto di un terzo legale, Marcantonio Pacelli, vice ministro dell’Interno papalino, fondavano il quotidiano “L’Osservatore romano”. Fondamentale per la nascita del giornale era l’appoggio del Santo Padre Pio IX che necessitava di un organo che oltre ad informare sulle decisioni prese dalla Chiesa fosse in grado di contrastare il crescente e temuto potere della stampa liberale. Zanchini e Bastia erano co-direttori, nel provvisorio quartier generale di piazza dei Santi XII apostoli 62, prima di lasciare l'incarico ad Augusto Baviera nel 1866. Il foglio (nella foto, particolare, l’annullo filatelico del 4 luglio 1961 dalla Città del Vaticano, su busta numero 1451 “primo giorno”, ovvero impressa come “First day cover”, Capitolium V.19, con tre francobolli emessi dalle Poste vaticane dedicati, da 40, 70 e 250 lire, rilasciato in occasione del centenario, nell’immagine tratta dall’archivio Delcampe) aveva 4 pagine, con l’ultima quasi interamente riservata agli annunci pubblicitari, come era d’uso al tempo, e costava 5 baiocchi, prezzo corrispondente a 27 centesimi di lira. Solo dal marzo secondo anno di vita la redazione avrà una vera e propria sede stabile, in Palazzo Petri, in piazza de Crociferi 48, dove resterà fino al 1871.
L’impostazione di “Giornale politico-morale” riprendeva idealmente la pubblicazione ufficiale della Santa sede, uscita per la prima volta il 6 luglio 1849, ossia due giorni dopo la fine dell’esperienza dell’effimera repubblica romana, chiamata “Il Giornale di Roma”, che “L’Osservatore romano” soppianterà dopo la breccia di Porta Pia del 20 settembre 1870, pur restando formalmente indipendente. Autonomia che terminerà nel 1885 quando la testata verrà rilevata dal Vaticano per decisione del successore di San Pietro Leone XIII. Marcantonio Pacelli che sarà nonno paterno di Eugenio, che nascerà il 2 marzo 1876 e verrà elevato come futuro Pio XII, aveva un rapporto privilegiato con l’ultimo Papa re Giovanni Maria Mastai-Ferretti. Lo aveva, infatti, accompagnato nella fuga a Gaeta, nel regno borbonico, il 24 novembre 1848, quando l’urbe era occupata dai repubblicani mazziniani. Marcantonio Pacelli era rimasto, fino al 29 gennaio 1851, vicino al pontefice esule e aveva avuto crescente funzione di consigliere politico dell’amministrazione gestita a distanza.