6 novembre

Oggi, ma nel 1881, a Livorno, nell’edificio dell’ex lazzaretto di San Jacopo in Acquaviva, risalente al 1630, sotto il motto “Per la Patria e per il Re”, che in tempi repubblicani diverrà “Patria e onore”, alla presenza di Tommaso di Savoia duca di Genova, in rappresentanza della casa reale, ma anche quale capitano di vascello dell’armata di mare tricolore, veniva inaugurata l’Accademia navale della regia Marina militare italiana, destinata a formare i guardiamarina solo del corpo di Stato maggiore. Gli allievi della Direzione macchine arriveranno nel 1912 e quelli delle Armi navali nel 1926.
Dal 28 marzo 1923 la struttura -voluta dall’ammiraglio Benedetto Brin, quando era alla guida del dicastero della Marina nel secondo dei suoi sei mandati, progettata dal capitano del Genio militare Luigi Pestalozza e realizzata dall’ingegnere Angiolo Badaloni- ospiterà temporaneamente anche i cadetti della neonata Aeronautica, la cui Accademia di Pozzuoli verrà aperta il 5 novembre di quell’anno. L’apertura anche alle donne sarà dell’anno accademico 2000. Avviata con l’ammiraglio Ferdinando Acton sulla poltrona del ministero di competenza soprattutto con l’obiettivo di unificare le scuole navali preunitarie napoletana e genovese, l’Accademia navale sarà tra le istituzioni delle forze armate più blasonate del Belpaese.
Primo comandante era il contrammiraglio Andrea Del Santo, originario della città della Lanterna, classe 1830, tra l’altro superstite dell’affondamento della pirofregata “Re d’Italia” speronata dalla “Erzherzog Ferdinand Max” asburgica nella battaglia di Lissa, del 20 luglio 1866 nell’Adriatico, che il 17 novembre 1883 verrà nominato ministro della Marina nel terzo governo guidato da Agostino Depretis, esponente della Sinistra storica. Tra le immagini iconiche (nella foto, particolare, in uno scatto moderno proveniente dall’archivio della Marina) vi è quella dell’esercitazione degli allievi di prima classe sul brigantino interrato dedicato alla memoria del capitano di vascello “Alfredo Cappellini” - originario proprio di Livorno, martire, a 38 anni, dell’esplosione della Santabarbara della corazzata “Palestro” nello scontro contro la flotta austriaca agli ordini dell’ammiraglio Wilhelm von Tegetthoff - posto nel cortile interno e rivolto verso il Mar ligure, in vista della campagna estiva d’addestramento sulla nave scuola dal fascino intramontabile “Amerigo Vespucci”.
