Diffonde il video osé della ex: condannato a due anni e mezzo
La più terribile delle vendette: il filmato spedito su un gruppo Whatsapp con 48 colleghi di lavoro Il 38enne dovrà anche risarcire la giovane e pagare subito una provvisionale di ottomila euro
CHIETI. L’intimità violata, calpestata, infangata e mostrata a ben 48 colleghi di lavoro anziché difesa e protetta dall’uomo che amava. Offese, maltrattamenti anche di fronte ai due figli piccoli. Minacce continue. È l’inferno vissuto da una donna teatina da parte dell’ex compagno, un 38enne di Chieti che non accettava la fine della loro storia di amore. Atti che, con le indagini della Polizia di Stato coordinate dal sostituto procuratore Marika Ponziani, sono diventati capi di accusa – Revenge porn, maltrattamenti in famiglia aggravati e tentata violenza privata – di fronte al giudice per l’udienza preliminare Andrea Di Berardino. Ieri la sentenza, con rito abbreviato, con cui l’uomo, difeso dagli avvocati Alessandra e Vittorio Supino, è stato condannato a due anni e sei mesi di reclusione. Il procuratore capo Giampiero Di Florio aveva chiesto 3 anni di reclusione. Il giudice ha anche deciso il pagamento di una provvisionale di 8mila euro alla donna, costituitasi parte civile e rappresentata dagli avvocati Danila Solinas e Marco Femminella.
Quando lei ha detto basta, come purtroppo spesso accade, lui non l’ha accettato. L’ha minacciata e poi ha messo in atto la vendetta più bieca, grave che corre sulla rete, rimbalza di chat in chat: l’invio di immagini intime della donna alle persone con cui lei aveva a che fare ogni giorno. Ha inoltrato, come dimostrato dall’accusa, a 48 colleghi di lavoro della ex un video in cui lui e lei stavano facendo sesso. Filmato poi cancellato ma recuperato dal consulente informatico Gianfranco Del Prete assieme a messaggi in cui lui minacciava la ex compagna e le confidava anche il tentativo di inviare nel gruppo WhatsApp della classe di uno dei bimbi un altro video osè, se non fossero tornati insieme.
Il reato, noto come revenge porn, ossia la condivisione pubblica di immagini o video intimi tramite internet senza il consenso dei protagonisti degli stessi, lo abbiamo sentito ieri a Chieti, nei giorni in cui ci avviciniamo alla giornata internazionale contro la violenza sulle donne, il 25 novembre, in cui si parlerà anche di maltrattamenti, violenze psicologiche che pure il 38enne avrebbe perpetrato ai danni della ex. Sempre in base all’accusa avrebbe maltrattato la convivente fino a gennaio scorso anche in presenza dei due figli piccoli della coppia. Insulti, atteggiamenti morbosi e possessivi. Controllava il telefonino della donna di continuo: in una occasione per leggere i messaggi, verificare le chiamate, le ha preso il telefono e poi l’ha distrutto. In un’altra mentre era con i figli in un centro commerciale le ha portato via uno dei due bambini e anche danneggiato con un calcio il parafango della macchina. Poi altre violenze psicologiche e intimidazioni usando i figli: le ha inviato decine di video e foto in cui lui era insieme ai bambini con messaggi del tipo: «Non li rivedrai mai più. Non te li restituisco. Hai perso tutto e la colpa è solo tua».
Ieri per l’uomo è arrivata la condanna di questi atti. «È stata l’esperienza più terrificante che una donna possa vivere dal punto di vista giuridico ma soprattutto umano», commenta l’avvocato Solinas. «La signora ha vissuto uno stravolgimento degli affetti, del vissuto, del luogo di lavoro, da quello che era il padre dei propri figli». E purtroppo sono le persone che dovrebbero dare amore e le mura amiche di casa a diventare aggressori e prigioni: nel 2023, secondo dati dell’ufficio interforze del Dipartimento della pubblica sicurezza, le richieste di aiuto e intervento per episodi di «violenza domestica o di genere» subita dalle donne sono state 13.793 e nel 61,5% dei casi l’autore era legato alla vittima da una relazione sentimentale, attuale o passata.
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