Tornareccio

Documentario sulla banda del cineasta Viani

TORNARECCIO. «La banda è fatta di aria, di essa vive, con essa giunge. Che festa sarebbe senza quel taratattazùm? Quando arriva la banda si torna bambini e, anche se per poco, non si ha vergogna dei...

TORNARECCIO. «La banda è fatta di aria, di essa vive, con essa giunge. Che festa sarebbe senza quel taratattazùm? Quando arriva la banda si torna bambini e, anche se per poco, non si ha vergogna dei sogni...». Sogna ad occhi aperti Dino Viani, il cineasta teatino apprezzato per l’approccio visionario e poetico alla narrazione cinematografica. Già autore di un inedito progetto culturale volto al recupero della memoria storica dei paesi in Val di Sangro e delle sue genti - Storie di pietra tra memoria e sogno - Viani torna con un affettuoso omaggio al territorio con il documentario Taratattazùm.

Il docufilm girato nel 2011, durata 40 minuti, è dedicato agli amici della banda di Tornareccio in festa per i 25 anni di attività. Il film viene proiettato oggi, alle 20, nel centro polifunzionale, con ingresso libero. Prodotto da Stimmungfilm, Taratattazùm racconta la storia di una piccola banda di paese che si muove da un luogo all’altro dell’entroterra per annunciare l’apertura della festa patronale, col suo caratteristico taratattazùm appunto.

«Quando arriva la banda si torna bambini e, anche se per poco, le cose si vedono con altri occhi. Ma la banda», riflette il regista, «è anche una grande famiglia e in essa si impara a stare insieme, condividere il cibo, i rapporti umani, le gioie e i dolori, le memorie dei luoghi vissuti al suono delle marcette, dei pirippippera. In tutto questo c’è la vita, i sogni, i ricordi di chi ha vissuto con la musica, per la musica, dentro la musica».

Nel fim c’è Cenzino, suonatore di tromba ora in pensione, che ha iniziato a suonare lo strumento dall’età di sei anni per vincere la fame dei tempi. Non senza commozione ricorda un amico morto sul palco di un paese delle Puglie, mentre eseguiva l’assolo dell’Aida.

Jolanda Ferrara

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