Droga dai Balcani: 14 arresti per un giro d'affari da 6 milioni

16 Aprile 2019

Smantellato sodalizio criminale dedito al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti: 76 indagati, sequestrati 300 chili di marijuana, 96 di hascisc e uno di cocaina

CHIETI. Droga dai Balcani, 14 arresti e 76 indagati per un giro d'affari di 6 milioni di euro. Tredici persone sono state arrestate su ordinanza di custodia cautelare e un'altra in flagranza di reato nel corso dell'operazione ribattezzata Rubino, dal nome di un cane antidroga, condotta nella notte dalla squadra mobile della questura di Chieti. Disarticolato un sodalizio criminale dedito al traffico di ingenti partite di droga che operava sull'intera fascia costiera abruzzese e anche fuori regione. Sequestrati, nel corso dei due anni di indagini, hascisc, marijuana e cocaina che sul mercato avrebbero fruttato fra circa 6 milioni di euro. L'inchiesta, coordinata dalla procura distrettuale antimafia dell'Aquila, ha portato alla firma di 17 ordinanze di custodia cautelare in carcere con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata a traffico e spaccio di stupefacenti; 27 le perquisizioni eseguite. Complessivamente sono 76 gli indagati, quattro le persone ancora ricercate. I particolari dell'operazione sono stati illustrati nel corso di una conferenza nella prefettura di Chieti, dal questore Ruggero Borzacchiello e dal dirigente della squadra mobile, Miriam D'Anastasio. Gli arrestati su ordinanza di custodia in carcere sono di nazionalità albanese e romena, residenti nelle province di Pescara, Chieti, Teramo e Roma. L'operazione ha visto l'impiego di 200 poliziotti della squadra mobile di Chieti e delle questure di Pescara, Teramo e di altre del centro Italia, coadiuvate da equipaggi del reparto prevenzione crimine Abruzzo e unità cinofile. La base logistica dell'organizzazione criminale è stata individuata in provincia di Chieti, fra Tollo e Guardiagrele; il sodalizio si avvaleva di ulteriori gruppi dislocati nelle province di Chieti, Pescara e Teramo. Considerevoli i sequestri eseguiti anche fuori Abruzzo: in particolare 300 kg di marijuana, del tipo orange, una delle migliori qualità, 90 kg di hascisc e un chilo di cocaina oltre a 20mila euro in contanti, provento dell'attività di spaccio, armi e munizioni: in particolare, una pistola calibro 7,65, un fucile a canne mozze e una pistola ad aria compressa modificata.

Non sono mancati episodi in cui si è palesata tutta la valenza criminale e pericolosità di alcune delle persone finite sotto inchiesta e agli arresti nell'ambito dell'operazione Rubino. L'autofinanziamento dell'organizzazione passava anche attraverso le rapine: in una circostanza fu sventato un colpo ai danni di una farmacia del Teramano, con il sequestro di una pistola ad aria compressa modificata e un passamontagna. Tre i canali di approvvigionamento della droga individuati: uno in Albania, uno iberico e uno in Italia, nel Lazio. In un caso, la droga doveva essere trasportata da Milano in Abruzzo all'interno di alcuni materassi imbevuti di un farmaco che avrebbe dovuto sottrarli al fiuto dei cani antidroga, ma la polizia arrivò e sequestrò 275 kg di marijuana. Dall'indagine è emerso che i membri dell'organizzazione cambiavano spesso auto per spostarsi, anche con cadenza settimanale; altrettanto facevano con le schede dei telefoni cellulari, in gran parte intestate a cinesi e bengalesi, in modo da rendere molto difficile risalire ai veri utenti.