Escort uccisa a FrancavillaSi va verso il rito abbreviato

31 Dicembre 2011

Il legale dell'accusato: "Luca è molto provato"

FRANCAVILLA. «Luca è molto provato, non riesce ancora a metabolizzare quanto accaduto, non è ancora in condizione di parlarne». L'avvocato Marco Femminella è il legale di Luca D'Alessandro, lo studente chietino di 18 anni (19 da compiere a gennaio) in carcere dal 24 dopo aver confessato di aver ucciso il 23 dicembre, nell'appartamento di Francavilla, in via Monte Sirente, la ragazza romena Silvia Elena Minastireanu che il giovane frequentava a pagamento da una decina di mesi. Il suo avvocato incontrerà Luca questa settimana «per cercare di capire meglio tutto. Fermo restando», precisa il legale, «che non è un omicidio premeditato, ma un evento che si è verificato in un contesto di ingovernabilità delle pulsioni».

Secondo una prima ricostruzione, e secondo quanto dichiarato dallo stesso D'Alessandro, lo studente avrebbe ucciso la ventenne romena per un bacio negato. Al termine di una lite, come ha evidenziato l'autopsia eseguita dal medico legale Cristian D'Ovidio, lo studente che tre mesi fa era stato sottoposto a un trattamento sanitario obbligatorio per aver distrutto l'appartamento dei genitori sotto l'assunzione di droghe sintetiche, avrebbe stretto le mani intorno al collo della giovane fino a strozzarla.

I due ragazzi si conoscevano da dieci mesi, una frequentazione a pagamento che forse D'Alessandro avrebbe voluto trasformare in qualcosa di più, perdendo poi la testa davanti al rifiuto della escort.

Subito dopo l'arresto dei carabinieri, la sera del 24, tra vuoti e silenzi lo studente ha detto di aver sbagliato. Secondo i difensori Femminella e Monica D'Amico, il litigio sarebbe nato dal bisogno d'affetto, non si tratterebbe di un delitto passionale. Pensando già al processo, l'avvocato Femminella, che comunque si riserva di capire meglio le dinamiche che hanno portato alla tragedia, anticipa che «il rito abbreviato è la cosa più logica», mentre è allo studio l'ipotesi di una perizia sul ragazzo, anche dopo il gesto d'ira che lo aveva portato a sfasciare la casa dei suoi.

Nei confronti del 18enne, attualmente rinchiuso nel carcere di Chieti, le accuse sono di omicidio e rapina. Un reato, quest'ultimo che l'avvocato smonta categoricamente: «In tutta questa vicenda non c'è proprio traccia della rapina: i soldi che hanno trovato a Luca erano i suoi, perchè lui aveva proprio l'abitudine di girare con i risparmi in tasca».

Ricostruzioni e dinamiche che, come ha già dichiarato il legale della famiglia della vittima, l'avvocato Monica Passamonti, non sono sufficienti: «A noi interessa sapere quanto è durata l'agonia di Silvia Elena e come si sono svolti i fatti».

Intanto, in attesa della relazione del medico legale, la salma della giovane romena è attesa a Galati dove i genitori attendono la bara con la loro figlia unica. (s.d.l.)

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