Esplodenti Sabino, i timori di 80 operai 

Sit-in davanti alla fabbrica: «Va bene la cassa integrazione ma vogliamo lavorare: l’azienda rischia il fallimento»

CASALBORDINO. Decine di ordinativi da evadere, progetti appena avviati e ora congelati. Tre grandi ordinativi annullati. Sulla Esplodenti Sabino di Casalbordino incombe lo spauracchio del fallimento e della disoccupazione per gli 80 dipendenti. Alla tragedia della morte di 3 operai Carlo Spinelli, 54 anni, Nicola Colameo, 45 anni e Paolo Pepe, 45 anni, segue il dramma di 80 dipendenti che non possono più mantenere le famiglie. L’azienda è ferma da 3 mesi. Il presidente Gianluca Salvatore ha deciso di chiedere aiuto al ministero della Difesa. Gli operai hanno voluto lanciare un altro appello alla Procura.
LA RICHIESTA DEI LAVORATORI «Ancora qualche giorno e per noi sarà la fine», hanno detto ieri mattina i lavoratori riuniti in una protesta pacifica davanti alla polveriera. Mascherina sul volto, hanno creato due ali davanti ai cancelli chiusi dal 21 dicembre mostrando dei cartelli che raccontavano la loro disperazione. “Ottanta famiglie sono ostaggio delle istituzioni”. E ancora “Vogliamo il lavoro”. «La nostra è una supplica alla magistratura», hanno spiegato le rsu, «le esigenze investigative sono sacrosante. Chiediamo tuttavia al procuratore Giampiero Di Florio di scindere le indagini dal futuro lavorativo e dall'operatività dell'azienda. Chiediamo il dissequestro degli uffici e dell'area non interessata dell'esplosione. In questo piazzale abbandonato da tre mesi c'è materiale che potrebbe esplodere. Lo stato dei luoghi è alterato. L'ambiente in cui è avvenuta l'esplosione è stato modificato da un allagamento. I periti, che pare abbiano chiesto una proroga delle indagini, possono lavorare sul materiale che hanno già acquisito. Chiediamo di poter tornare a vivere dignitosamente con il nostro lavoro. Nel rispetto dei nostri colleghi morti, chiediamo di poter vivere».
I FAMILIARI DELLE VITTIME Fra gli ottanta lavoratori che chiedono di tornare a lavorare ci sono anche cinque parenti delle vittime. Romeo ed Elio Colameo sono i fratelli di Nicola Colameo. Antonio e Luciano Pepe sono i fratelli di Paolo e e Simona Di Biase è la cognata. Nessuno di loro ha dimenticato quello che avvenne il 21 dicembre scorso. Le prime immagini strazianti sono ancora impresse nella loro memoria. «Nessuno più di noi chiede di sapere la verità. Anche noi vogliamo giustizia. Ma abbiamo figli da mantenere. La giustizia e il lavoro possono coesistere».
I PROGETTI BLOCCATI Il 2021 avrebbe dovuto essere per i dipendenti della Esplodenti Sabino , un anno di grande lavoro ed espansione. All'uscita dell’A14 l'azienda ha rilevato un capannone all'interno del quale è previsto in recupero del litio dalle batterie. L'immobile è ben lontano dalla polveriera di Casalbordino. L'Arta il 15 febbraio ha già autorizzato l'attività, la Regione per firmare il via libera attende il dissequestro della Esplodenti. Dagli Stati Uniti era arrivata all'azienda la richiesta di realizzare una struttura gemella di quella di Casalbordino. Il progetto stava prendendo corpo. La Simest era pronta a cofinanziare il progetto di internazionalizzazione. Tutto fermo. Per gli ottanta lavoratori potrebbero esserci alterative ma è tutto in stand by.
IL MINISTERO DELLA DIFESA La qualità del lavoro svolto dalla Esplodenti Sabino è stata più volte riconosciuta dal ministero della Difesa. Proprio per questo il presidente dell'azienda ha chiesto aiuto anche al ministero. «In un periodo di grande crisi economica», affermano i sindacati, «avere la possibilità di lavorare e non poterlo fare per colpe non nostre fa stare male. Siamo felici d'aver ottenuto la cassa integrazione ma vogliamo lavorare. Ancora un mese di ritardi e i progetti svaniranno e svanirà il lavoro. L'azienda rischia il fallimento. La speranza è che chi al ministero ha avuto modo di conoscere la nostra serietà possa darci una mano a mettere fine a questo incubo». (p.c.)
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