Fondi revocati, condannata la Provincia

Gissi, contributi dati a due associazioni dall’ex giunta e tolti dalla nuova: «Resta il diritto alla somma»

GISSI. «La Pubblica amministrazione non ha un libero diritto al ripensamento in merito a provvedimenti già emessi». È questo il senso di due distinte sentenze emesse dall’ufficio del giudice di pace di Gissi, passate in giudicato e destinate a fare giurisprudenza.

Non uno ma due giudici, Gabriella D’Ugo e Lucia Anello De Vito hanno condannato la Provincia al pagamento dei contributi stabiliti dalla precedente amministrazione e revocati dalla nuova. «A beneficiare delle sentenze sono due associazioni sportive di Gissi», spiega l’avvocato Fabio Giangiacomo che con il collega Nicola Raducci ha rappresentato i ricorrenti. «A fronte dei contributi ricevuti, le due associazioni avevano affrontato spese di traferta e trasferimenti per i propri associati anticipando le somme promesse dalla giunta guidata da Tommaso Coletti. Il successore di Coletti, Enrico Di Giuseppantonio, ha revocato i contributi e le associazioni si sono trovate in difficoltà», raccontano Giangiacomo e Raducci.

I due avvocati si sono appellati al giudice di pace invocando il principio della continuità amministrativa. «La pubblica amministrazione non ha diritto a revocare le proprie decisioni se non sono presenti legittimi motivi che giustificano il ripensamento ed è comunque tenuta a un idennizzo al destinatario dell’atto revocato», spiegano le sentenze dei due giudici di pace.

L’amministrazione Di Giuseppantonio dovrà versare alle due associazioni 500 euro a testa e pagarne altrettate di spese legali. I provvedimenti costituiscono un precedente. «Le due associazioni avevano guadagnato il diritto alla somma promessa perché il procedimento di liquidazione era arrivato allo stadio finale della determina dirigenziale, ma tutte le associazioni, di qualsiasi natura esse siano, che hanno affrontato una spesa in virtù di un finanziamento pubblico deliberato, hanno diritto alla somma», aggiungono Giangiacomo e Raducci. «Le beghe politiche non possono coinvolgere i cittadini. Le argomentazioni di carattere economico o politico non possono scavalcare la legge».

I contributi sanciti da atti amministrativi e le spese già sopportate dai privati in attesa dei finanziamenti sono ritenute dalla legge prevalenti. Gli atti non sono revocabili. (p.c.)

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