CHIETI

Fosse Ardeatine, Acerbo: si intitoli una via a Di Peppe D'Alcide

La richiesta del segretario nazionale del Partito della Rifondazione comunista all'amministrazione comunale teatina

CHIETI. Era di Chieti e si chiamava Otello Di Peppe D'Alcide uno dei martiri delle Fosse Ardeatine la cui storia è rievocata nel libro di Giovanni Mogavero "Un ebanista alle Fosse Ardeatine", edito dalla casa editrice del nipote Roberto Massari. E per Di Peppe D'Alcide, Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione comunista, torna a chiedere che il Comune di Chieti, sua città natale, gli dedichi una via o uno slargo.

Nato nel 1890 in largo Carbonari, nel libro in cui viene ricostruita la storia della famiglia e l'emigrazione in Dalmazia dove Otello diventò falegname-ebanista per poi trasferirsi a Roma, l'autore lo descrive "un figlio del popolo abruzzese, emigrante, uomo passionale, militante politico, affamato di cultura, magnifico artigiano, disposto a dare la vita per la libertà da ogni forma di oppressione e sfruttamento".

"Militante clandestino del Pci, Otello, che raccoglieva viveri per le bande partigiane, nascondeva compagni ricercati e documenti, fu individuato su delazione e arrestato dalle SS il primo febbraio 1944 dopo la perquisizione della sua falegnameria - ricorda Acerbo - Le SS lo trovarono sorridente al lavoro di artigiano-artista capace di realizzare autentici capolavori. Purtroppo rinvennero una copia dell'Unità clandestina e un manifestino. Fu torturato nella famigerata via Tasso e poi trasferito a Regina Coeli. Alla figlia che lo visitò in carcere sussurrò all'orecchio di dire ai compagni che non aveva tradito. Il tribunale lo aveva condannato a 3 anni e mezzo di detenzione, ma finì nelle liste di Kappler e Priebke che ancora oggi vengono onorati dai neonazisti".

Per Acerbo "sarebbe cosa buona e giusta se l'amministrazione comunale di Chieti o di altri Comuni rendessero omaggio a questo eroico cittadino intitolandogli una via o un luogo della città natale. Esponenti autorevoli della giunta, come Enrico Raimondi, mi avevano detto che avrebbero provveduto due anni fa. Torno a chiederlo - è l'appello di Acerbo - sicuro della sensibilità antifascista della giunta e della maggioranza del Consiglio Comunale".

Nel 1946 a Di Peppe D'Alcide fu dedicata una lapide nella storica sezione del Pci del quartiere Trionfale a Roma.