Gaspari incoronato dall'ex rivale

Lapenna consegna la cittadinanza onoraria al 16 volte ministro

VASTO. Quando è entrato nell'aula consiliare, accompagnato dal sindaco Luciano Lapenna, suo avversario politico ai tempi della Democrazia Cristiana, si sono alzati tutti in piedi in segno di rispetto. Remo Gaspari, sedici volte ministro e dieci parlamentare, ha fatto il suo ingresso in consiglio comunale alle 11. Poco prima l'assemblea civica, convocata in seduta straordinaria dal presidente Giuseppe Forte, aveva deciso all'unanimità, di conferirgli la cittadinanza onoraria.

Tutti d'accordo sul riconoscimento che suggella la lunga carriera politica di quello che è stato considerato per anni "l'uomo più potente d'Abruzzo" e che, anche ieri, ha colto l'occasione al volo per impartire la sua lezione e per "tirare le orecchie" ad una classe politica che «non è più presente nella società civile».

Gli avversari di un tempo lo hanno applaudito, hanno riconosciuto il suo impegno per il territorio, la sua capacità di lavorare senza sosta dividendosi tra gli impegni governativi e quelli di sindaco di Gissi, paese natale che ha guidato per circa 25 anni. Lo stesso "gasparismo" tanto odiato e vitupeso, è stato visto sotto un'altra luce. Gli interventi dei consiglieri di maggioranza e di opposizione hanno ricostruito un pezzo di storia.

«Conosco Gaspari da sempre», racconta Lapenna, ex Pci, ex Pds, ex Ds e ora Pd, «da ragazzo abitavo a 50 metri da casa sua. Dopo la laurea, decisi di impegnarmi in politica. A quei tempi fare opposizione non era facile, non si riuscivano a trovare neanche le persone disposte a candidarsi. Gaspari era ministro e sindaco: lavorava senza sosta dividendosi tra Roma e Gissi».

Spirito di servizio e partecipazione: su questi aspetti ha insistito Gaspari. Vestito grigio e occhiali scuri ha ricostruito con una lucidità non consueta per un uomo della sua età (compie 89 anni il 10 luglio), la storia del boom economico dell'Abruzzo.

«E' un falso storico attribuire alla mia persona il miracolo economico della Regione», ha esordito, «bisogna invece chiarire quali sono state le condizioni, il sistema che è stato utilizzato e il modo di fare politica che oggi non esiste più. In Abruzzo vigeva il sistema di confrontarsi sulle ideologie, senza dimenticare le opere e i programmi. Era la società civile a dettare le esigenze. Il cittadino partecipava alla vita politica. Oggi la società non propone. Bisogna ricreare la partecipazione della popolazione», incalza Gaspari, «ogni abruzzese deve sentirsi parte di un sistema. E i politici non devono correre dietro a chi comanda a Roma». Parla per circa un'ora l'ex ministro, senza neanche una pausa. Ricorda le sue origini umili («sono figlio di emigrante») e il suo esordio in politica, ma il tema che gli sta più a cuore è raccontare come era l'Abruzzo negli anni'50 e come, nel giro di vent'anni, la Regione vide aumentare il reddito procapite. Chiude il suo discorso con un messaggio di speranza: «L'Abruzzo si è fermato, ma può ripartire».

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