Genitori uccisi, il giallo delle chiavi di casa

Nel mazzo sequestrato al figlio Marco manca quella che apre la camera in cui furono trovati i corpi straziati dei coniugi

VASTO. Nessuna delle tre chiavi che Marco Del Vecchio, 37 anni, aveva in tasca al momento dell’arresto, aprono la porta della stanza in cui i carabinieri ritrovarono la mattina del 18 novembre 2012 i corpi senza vita dei suoi genitori, Emidio Del Vecchio, 72 anni, e Adele Tumini, 68 anni.Lo hanno verificato ieri mattina i periti che hanno compiuto insieme a magistrati, avvocati, carabinieri di Ris e Roni, un nuovo sopralluogo nella casa di via Anghella. Il giallo sulla morte dei due pensionati si infittisce.

Le chiavi di casa. La mattina dell’arresto Marco Del Vecchio aveva in tasca un coltello - ma non quello con cui fu commesso il delitto - e un mazzo con tre chiavi. Le vittime furono trovate sotto il letto della stanza di Marco, chiusa a chiave. Per entrare i carabinieri furono costretti a sfondare la porta. Il pubblico ministero Enrica Medori ha chiesto e ottenuto dal giudice Anna Rosa Capuozzo la verifica delle chiavi. E i risultati si sono rivelati una sorpresa. Di quelle tre chiavi, una apre una porta-finestra dietro la quale c’è il portone zincato di casa. La seconda chiave è del portone. La terza apre il garage. La chiave della stanza dell’omicidio non era in tasca a Marco Del Vecchio. «Questa è l’unica certezza», afferma l’avvocato Raffaele Giacomucci. «Ognuno può fare le ipotesi che vuole, ma sono solo ipotesi. La cosa certa è che al momento della cattura Marco non aveva la chiave usata dall’assassino per chiudere le vittime in quella stanza», afferma l’avvocato Giacomucci. Il legale preferisce non aggiungere altro. Per qualcuno il fatto che Marco DEl Vecchio non avesse la chiave potrebbe rivelarsi positivo, ma il suo difensore non commenta la vicenda.

L’accusato. Lui, l’indagato, continua a negare l’omicidio e tace. Ieri mattina è arrivato a Vasto poco prima di mezzogiorno, proveniente dal carcere di Torino. Giunti davanti alla sua casa, non ha voluto assistere alla perizia. È rimasto per un’ora immobile davanti al cancello. L’espressione del suo volto ha tradito molte emozioni, ma la sua bocca è rimasta chiusa. Qualche minuto prima delle tredici è stato riportato a Torino mentre i giudici, tornati in tribunale, hanno ascoltato le dichiarazioni di due carabinieri che presero parte al sopralluogo dopo il duplice omicidio e che ieri mattina sono tornati in via Anghella.

Le altre macchie di sangue. Il nuovo sopralluogo ha permesso di individuare anche altre tracce di sangue sui guanciali del letto che il giorno della scoperta del delitto, a causa della poca luce, non erano state notate. Le macchie raccontano i movimenti di chi ha commesso il duplice omicidio e il punto in cui le vittime furono colpite a morte. I risultati delle nuove perizie e dei rilievi saranno discussi il prossimo 15 aprile in tribunale. «Quello che è emerso questa mattina è totalmente in linea con il quadro accusatorio», è stato il commento a caldo dell’avvocato Gianni Menna, legale dei fratelli di Marco Del Vecchio. La parte civile appare soddisfatta.

La prossima udienza. Il 15 aprile sarà un giorno importante. Al giudice Capuozzo verranno fornite tutte le risposte ai quesiti rimasti fino ad oggi irrisolti. In aula saranno ascoltati altri testimoni. Lo studio delle tracce a questo punto è fondamentale. Dopo la verifica dei risultati del supplemento di indagini il pubblico ministero Medori riformulerà le proprie richieste. L’8 febbraio scorso la pubblica accusa chiese per l’imputato la condanna all’ergastolo con i primi anni della detenzione da trascorrere in isolamento. Non è escluso che l’esito del nuovo incidente probatorio di ieri potrebbe provocare un nuovo colpo di scena.

Paola Calvano

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