I negozianti che resistono: ecco la nostra quarantena 

L’emergenza rilancia il piccolo commercio: le nostre botteghe sono un servizio Il salumiere: in prima linea per i nostri clienti. Il fruttivendolo: richieste in crescita

CHIETI. Lavorano con l’ansia addosso. Rallentati da una miriade di accorgimenti, quasi maniacali, per evitare il pericolo del contagio, e alle prese con il calo degli incassi. Ma, mai come in questo momento, oltre che attività commerciali sono anche presidio del territorio. I piccoli negozi di vicinato sono diventati punti di riferimento per tanti, anche solo per sentirsi meno soli all’epoca del coronavirus. «È cambiato il modo di lavorare: mio marito ha iniziato a fare consegne a domicilio e i clienti ci chiedono anche piccoli favori extra, che noi facciamo molto volentieri», dice Monia Florio, che insieme al marito Massimo Ciarfella, gestisce un fruttivendolo in via De Virgiliis, allo Scalo, «con i clienti affezionati si sta anche più al telefono, soprattutto se sono anziani».
«Si lavora male», dice Marco Verzulli, macellaio di via San Camillo de Lellis a Filippone, «con le mascherine dalla mattina alla sera, ti manca l’ossigeno. Mantenere le distanze anche dietro al bancone, disinfettare mani e guanti ogni secondo, tenere aperte porte e finestre per il ricircolo dell’aria, pensare anche alla più piccola misura per prevenire il contagio: tutto questo genera stress e rallenta il lavoro. E poi abbiamo paura, perché siamo quelli più esposti».
«Si cerca di fare attenzione a tutto», conferma Antonia Pavone che gestisce un fruttivendolo in viale Abruzzo, «i clienti entrano una alla volta e siamo noi stessi a consegnare loro guanti monouso. Il 99% arriva già con la mascherina, chi non la indossa è solo perché non riesce più a trovarne una. Ci siamo organizzati anche con consegne a domicilio che stanno andando piuttosto bene».
Il negozio di alimentari Scaloform di via Scaraviglia era partito con le consegne a domicilio già da mesi e ora non ha dovuto fare altro che incrementare il servizio. E meno male perché, dice il titolare Marco Scalera, «ci sono giorni in cui non si vede nessuno in negozio. E magari davanti ai supermercati c’è la fila. Noi, però, sappiamo stare vicino al cliente: siamo il negozio di fiducia, persone con cui puoi parlare, a cui ricorrere non solo per fare un buon acquisto. Ma anche noi abbiamo bisogno di sostegno: in Germania hanno dato migliaia di euro alle partita Iva, altro che le 600 euro italiane».
Chi invece sta lavorando più del solito è Daniele Petrocco, l’ideatore della Green bike messenger, un servizio di consegna a domicilio che ha avviato nel 2013 e che da Chieti si è allargato anche a Pescara. «In questo periodo sono tornato anche io a fare le consegne», dice il giovane imprenditore che può contare su un parco mezzi di 7 bici cargo, 10 biciclette normali, 17 scooter, per lo più elettrici, un Fiorino e una Panda. Il tutto con 10 lavoratori fissi e 40 collaboratori.