«Il rifugio Pomilio è dimenticato» 

La denuncia dei gestori: i lavori in strada sarebbero dovuti partire a metà aprile

RAPINO. I lavori sarebbero dovuti partire a metà aprile, ma sui 3 chilometri di strada provinciale che portano al rifugio Pomilio, nel comune di Rapino, non si è visto nulla. Con l’unica via d’accesso chiusa alle auto per motivi di sicurezza, il rifugio continua a restare imprigionato nella montagna. Eppure la soluzione era stata trovata. A gennaio scorso dalle casse regionali erano saltati fuori 530mila euro per mettere in sicurezza la strada. I soldi sarebbero stati trasferiti alla Provincia dove il presidente Mario Pupillo aveva fatto chiaramente capire che non si sarebbe in alcun modo mosso se non ci avesse pensato la Regione. E così a trovare la quadra dell’annosa vicenda ci aveva pensato l’assessore regionale al turismo Mauro Febbo che il 17 gennaio, dopo aver fatto sedere tecnici e politici attorno a un tavolo, aveva annunciato la possibilità di portare a termine l’intervento. Ma un mese e mezzo dopo non si sarebbe parlato d’altro che di lockdown per il coronavirus. «Ora però l’emergenza è finita e siamo stati di nuovo dimenticati», dice Roberto D’Emilio, gestore della struttura. «Noi siamo un rifugio, non un ristorante di montagna come qualcuno si ostina a considerarci. Siamo un punto di soccorso per chi ha problemi in montagna. Abbiamo anche un defibrillatore». «Avevamo pure comprato un gatto delle nevi per non rimanere isolati», aggiunge il figlio Francesco, «anche se non siamo riusciti neppure a metterlo in funzione. Prima perché non c’era neve, poi per il lockdown». Dalla Regione Febbo assicura, però, che entro la settimana riprenderà in mano la questione: «Faremo presto una riunione con i tecnici. Solo allora», dice, «potremo essere più specifici su come poter ripartire». Nel frattempo la Provincia è al lavoro per tentare di riaprire la strada: «In attesa dei fondi regionali stiamo predisponendo un progetto per sistemare dei new jersey in corrispondenza delle curve più pericolose e chiudere le buche», assicura il presidente Pupillo, «l’intervento dovrebbe essere pronto nell’arco di un mese».