Inchiesta-choc, a 22 anni stalkerizza una ragazzina 14enne. Il giudice: «Ogni giorno cercava di parlarle sotto casa e dentro il negozio della madre»

Lo stalker dovrà rimanere ad almeno 500 metri di distanza dai luoghi frequentati dall’adolescente, il provvedimento arriva dopo le indagini dei carabinieri. L’ultima sentenza della Cassazione: «C’è reato in caso di corteggiamento ossessivo, petulante e fastidioso»
CHIETI. A 14 anni è sprofondata nel vortice oscuro di un corteggiamento talmente petulante e ossessivo da sfociare in persecuzione. Perché la vittima di stalking dell’ultima inchiesta della procura della Repubblica di Chieti, poco più di una bambina, non era più libera neanche di andare a scuola o di uscire con le amiche senza correre il rischio di avere alle spalle l’ingombrante presenza di un giovane di 22 anni che si era invaghito di lei e, per nessuna ragione al mondo, voleva accettare il comprensibile rifiuto di una ragazzina spaventata da quelle attenzioni morbose. Ora lo stalker dovrà rimanere ad almeno 500 metri di distanza dai luoghi frequentati dall’adolescente: il giudice del tribunale di Chieti Andrea Di Berardino, su richiesta del sostituto procuratore Lucia Anna Campo, ha firmato la misura cautelare del divieto di avvicinamento alla vittima con l’applicazione del braccialetto elettronico. Le indagini sono state condotte dai carabinieri della compagnia di Ortona. Non indichiamo il piccolo centro in cui sono avvenuti i fatti per tutelare l’identità della vittima minorenne.
COMPORTAMENTO MOLESTO
Il punto di partenza per raccontare questa storia è che perseguitata e persecutore, in base a quanto emerso da testimonianze e accertamenti, non hanno mai avuto un rapporto di amicizia, men che meno una relazione sentimentale. Eppure, dallo scorso febbraio, il ventiduenne ha dichiarato il suo amore nei confronti della ragazzina. Lei, fin da subito, ha fatto presente di non essere in alcun modo interessata. Ma lui, sordo a ogni rifiuto, ha cominciato ad assumere un comportamento molesto. Tanto da seguirla ovunque. Qualche esempio concreto? Ogni giorno lo stalker passava in macchina davanti alla fermata dell’autobus che la ragazzina raggiungeva per andare a scuola. In svariate circostanze è andato sotto il balcone della quattordicenne e si è introdotto nel negozio gestito dalla madre di lei, restando all’interno per lungo tempo e costringendola, addirittura, a chiudere l’attività per mettere fine a quell’interminabile attesa. E non finisce qui: l’indagato non ha perso occasione per avvicinarsi alla vittima perché, a suo dire, voleva consegnarle un regalo.
LE CONSEGUENZE
A quel punto l’adolescente ha iniziato a diminuire sensibilmente le proprie uscite, nel timore di trovarsi intorno quella presenza indesiderata. Non solo: ha installato sullo smartphone un’applicazione che consentiva ai genitori di conoscere in tempo reale la sua posizione. Il caso è arrivato prima in caserma, poi in procura e, infine, in tribunale. Il giudice ha ritenuto sussistente il reato di «atti persecutori», anche alla luce di una recente sentenza della Cassazione, secondo cui è da considerare stalking «il corteggiamento ossessivo e petulante, volto a instaurare un rapporto comunicativo e confidenziale con la vittima, a ciò manifestamente contraria, realizzato mediante una condotta di fastidiosa, pressante e diffusa reiterazione di sequenze di saluto e contatto, invasive dell’altrui sfera privata, con intromissione continua, effettiva e sgradita nella vita della persona offesa e lesione della sua sfera di libertà ».
L’INTERROGATORIO
Il ventiduenne, difeso dall’avvocato Antonella Lamaletto, sarà interrogato oggi e potrà fornire la sua versione.