«Io, scampato al crollo, denuncio la Asl» 

L’imprenditore operato di appendicite racconta quei momenti: stanze con infiltrazioni di acqua e porte che restano bloccate

VASTO. È scampato al crollo del controsoffitto della stanza del San Pio in cui era ricoverato. È stato operato e dimesso. Ma lo shock per il giovane imprenditore che si è visto crollare il soffitto sul viso, resta. Ha deciso di chiedere un risarcimento alla Asl e si è affidato all’avvocato Carmine Di Risio. «Tutto ciò che otterrò», dice, «sarà devoluto al reparto di Oncologia». L’imprenditore ha deciso di raccontare al Centro quello che ha vissuto.
IL RACCONTO. «Il mio calvario è iniziato il 26 maggio sorso con forti dolori al basso ventre. Al pronto soccorso del San Pio mi è stata diagnosticata un’appendicite acuta. Il giorno dopo, a digiuno, sono tornato in ospedale per l’intervento, ma l’operazione è saltata per mancanza di anestesisti. Mi hanno fatto una flebo antidolore. Dopo 2 giorni, stremato dal dolore e dal digiuno, ho ottenuto dai chirurghi “l’urgenza”. Alle 19 mi hanno operato. Venerdì 29, ancora sotto l’effetto dell’anestesia, verso le 16, ho sentito un forte boato. Un attimo dopo mi sono piovuti in faccia e negli occhi calcinacci e polvere. Ho pensato a un terremoto. Stavo per buttarmi sotto il letto. Ringrazio gli operatori sanitari a cui va la mia gratitudine per quello che hanno fatto. Mi hanno subito portato via facendomi un lavaggio degli occhi. Sono stato sistemato nella stanza accanto, ma i vigili del fuoco hanno notato infiltrazioni d’acqua e sono stato spostato in un’altra stanza. Mi hanno dato dei calmanti e chiuso la porta perché nel frattempo il reparto si era affollato. Ho sentito i vigili del fuoco che parlavano di evacuazione. Ma la porta della stanza in cui ero non si apriva. Per aprirla hanno dovuto prenderla a calci. Una persona con fare burbero ha cercato di portarmi via e a quel punto, stremato, ho iniziato ad urlare. Finalmente un’infermiera mi ha accompagnato nel day surgery dove sono rimasto fino a lunedì. È stato un inferno. Se quel crollo fosse avvenuto due ore prima, le infermiere che stavano risistemando il letto di un paziente appena dimesso sarebbero rimaste sotto le macerie. Ho deciso di denunciare quello che ho subito. Qualora dovessi ottenere un risarcimento darò tutto a Oncologia».
LE SCUSE DELLA ASL. Da una settimana il direttore aziendale Angelo Muraglia sta cercando di scoprire se quel crollo poteva essere evitato. Questa mattina ha un nuovo incontro con i tecnici per valutare il da farsi e stabilire se e quando i ricoveri che sono stati sospesi in via preventiva, potranno ricominciare. «Chiedo scusa al paziente coinvolto nell’incidente», dice Muraglia. «Ho preso questo incarico due mesi fa. È stato come salire su un treno impazzito. Il mio compito ora è non farlo deragliare. Ho bisogno di tempo e persone che amano il lavoro. Cercherò di mettere ordine e per questo sono indispensabili correttezza, legalità e competenza da parte di tutti».
ESPOSTO DI CODICI. Intanto Riccardo Alinovi, referente vastese dell’associazione Codici, invia un esposto in Procura in cui denuncia l’abbandono e l’incuria di molti reparti dell’ospedale. «I politici locali che fanno?», chiede Alinovi. «In questi anni abbiamo assistito alla distruzione della sanità vastese declassata a vantaggio di altri territori. Ma una struttura pubblica ha al proprio interno tecnici sulla sicurezza che avrebbero dovuto controllare ogni reparto. È stato fatto?», domanda Alinovi. «Se non è avvenuto allora potrebbero esserci responsabilità o omissioni di chi non ha fatto il proprio dovere. Invitiamo i cittadini a segnalare eventuali anomalie nell’ospedale. Chiediamo l’invio di ispettori del ministero della Sanità e dei Nas».
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