L’arte della ceramica stage per 10 ragazzi all’ex convento

Progetto finanziato da Comune di Rapino, Regione e Europa i giovani selezionati tra disoccupati e inoccupati

RAPINO. La cittadella artigianale fondata dai Cappelletti e dai Bozzelli è alla ricerca di nuovi talenti dell'arte ceramistica. Con il Progetto-ceramica lanciato dal Comune e finanziato da Regione e Fondo sociale europeo (Fse) il Museo della ceramica all'ex convento di Sant'Antonio è tornato a essere scuola. Stavolta per allevare 10 giovani artigiani-artisti che alla fine del corso, nel 2013, saranno in grado di modellare, decorare, smaltare e cuocere al forno. Insomma, l'arte appresa dalla materia prima al prodotto finito. Sotto la guida del maestro Giuseppe Liberati di Villamagna e insegnanti esperte come Annamaria e Giuliana Santovito, i giovani corsisti selezionati da una rosa di disoccupati e inoccupati stanno per concludere il primo ciclo al Museo, con chiusura della parte teorica venerdì 30 per l'ultima lezione sul tema della "creazione d'impresa". Alla prima parte del prossimo anno è fissato il ciclo più atteso.

«Saranno gli stage», spiega Liberati, «nelle botteghe della ceramica, dove i nostri allievi saranno retribuiti con 400 euro mensili, uno schema mutuato dall'apprendistato che ha consentito fino a ora il rinnovo delle generazioni dei ceramisti. Un'impresa», è critico su questo punto il maestro villamagnese, «oggi divenuta impossibile giacché la politica non stanzia più nulla in favore delle imprese per concorrere almeno alla divisione delle spese che la prima assunzione di un apprendista necessariamente comporta». Il Comune ha seguito da vicino la prima parte dei corsi attraverso Simone Amoroso e Giovanni Librone. Atmosfera da vacanze natalizie nelle ultime ore prima della smobilitazione a metà corso. Ma loro, i dieci allievi (8 ragazze e 2 ragazzi), chiedono già «un corso più lungo, se possibile, per imparare la difficile ma affascinante arte della ceramica». Molti tra loro hanno già scommesso sull'artigianato artistico come professione.

Francesco Blasi

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