i leader bentivogli e apetino al convegno con i dirigenti sindacali 

La Fim-Cisl: l’automotive resta il futuro dell’Abruzzo

LANCIANO. È l’automotive il futuro dell’Abruzzo e dell’Italia e da qui si deve ripartire per scongiurare una delle più gravi crisi economiche dopo il Dopoguerra e assecondare la ripresa. Lo hanno...

LANCIANO. È l’automotive il futuro dell’Abruzzo e dell’Italia e da qui si deve ripartire per scongiurare una delle più gravi crisi economiche dopo il Dopoguerra e assecondare la ripresa. Lo hanno ricordato, ancora una volta, gli esponenti della Fim nazionale e regionale, riuniti ieri a Fossacesia per il convegno “Politiche industriali e ruolo del sindacato nel lavoro post Covid” che ha richiamato, tra gli altri, il segretario generale della Fim, Marco Bentivogli e il segretario nazionale Raffaele Apetino. A moderare il tavolo il segretario della Fim Abruzzo e Molise, Domenico Bologna, che ha previsto, per la prima volta, una diretta sul canale Youtube della Fim che ha collezionato oltre 10mila contatti.
Bentivogli ha esordito con le politiche di incentivo al settore auto: «Tutti i Paesi europei stanno facendo quello che stiamo chiedendo in queste ore: accanto ai prestiti di banche private, si prevedano anche incentivi per la rottamazione. Abbiamo il 40% di auto antecedente all’Euro 4. Non siamo contro l’auto elettrica, ma non deve diventare una moda per ricchi visto che l’Italia ha solo l’1% di tutte le colonnine di ricarica in tutta Europa e di quelle a ricarica veloce ne abbiamo solo 5. Il mercato dell'auto è in crollo verticale», ha spiegato Bentivogli, «Sevel è in controtendenza rispetto a tutto il resto dell’automotive ed è un valore di forza. Avere un’azienda che produce veicoli commerciali che sul mercato sono più forti in Germania dei veicoli commerciali tedeschi, non deve essere un motivo di orgoglio del management, ma per chi li fa». Senza gli incentivi e senza spingere la ripresa di tutto in settore, per il segretario generale Fim il rischio è di avere una «perdita simile a quella del 1944, e di fare i conti con un’economia di guerra».
A ricordare qualche numero è Raffaele Apetino: «Tutta la filiera dell’auto conta oltre 1.600.000 dipendenti», ha detto l’esponente Fim nazionale, «e rappresenta il 6,7% del Pil del Paese e il 7% di tutta l’industria manifatturiera in Italia. Il settore auto viene già da venti mesi di segno negativo e nella fase pandemica a marzo sono state immatricolate 4.724 vetture contro le 171mila di marzo 2019». «L’Abruzzo e il Molise», ha rimarcato Domenico Bologna, «per quasi l’80% sono legate all’automotive. È indispensabile pensare agli incentivi, ma anche, e lo diciamo da vent’anni, alle infrastrutture. Aziende come Sevel, Honda, Denso, devono fare i conti con i costi esorbitanti del trasporto merci in porti che non sono abruzzesi». (d.d.l.)
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