La fuga da palazzo d’Achille

Municipio pericolante. Da oggi sede provvisoria in viale Amendola. Sgomberati tutti gli uffici comunali e le attività commerciali ai piani bassi sul lato di corso Marrucino

CHIETI. L’ultimo colpo di terremoto azzera le speranze residue di recupero alla piena efficienza, e in tempi brevi, della sede storica del municipio di Chieti. Ieri mattina, quando gli uscieri e i tecnici comunali hanno riaperto l’ingresso di palazzo d’Achille si sono trovati di fronte a una situazione di gran lunga deteriorata rispetto al quadro, già grave, da cui era scaturita nei giorni scorsi la prima ordinanza di chiusura temporanea dell’edificio. Chiusura che coinvolge oggi tutti i locali in cui operano gli esercizi commerciali ai piani bassi dello stabile.

BANCA D’ITALIA. La condizione di piena emergenza rilancia la trattativa per rilevare la sede dismessa di Bankitalia, sotto i portici di corso Marrucino, come ipotesi per un migliore riassetto della macchina amministrativa. Nei giorni scorsi, in collaborazione con la Provincia, è stato avviato un confronto con i vertici di via Nazionale per assegnare al Comune di Chieti i locali occupati fino a qualche settimana fa dalla filiale della Banca d’Italia. Ma non si conosce ancora quali potranno essere i costi e le modalità contrattuali per trasferire tutte le funzioni municipali.

IL SISMA. La scossa di lunedì sera avrebbe inoltre del tutto compromesso l’agibilità della sala consiliare. «La notte scorsa, abbiamo temuto che potesse venire giù tutto», conferma il sindaco Francesco Ricci che ieri mattina è uscito definitivamente dagli uffici di piazza Vittorio Emanuele per trasferirsi - con il suo staff, la direzione e la segreteria generale - nella sede di viale Amendola.
 Il trasloco è cominciato alle 9 in punto. Dipendenti comunali e della Teate servizi hanno fatto la spola tra il municipio lesionato e i nuovi uffici provvisori. Un via vai che si è protratto per diverse ore con mille problemi di carattere pratico. Il palazzo ex Inps in viale Amendola non dispone di parcheggi e spazi idonei al carico e scarico dei materiali. L’edificio assegnato alle funzioni municipali temporanee si sviluppa su quattro piani. Qui dovranno trovare un assetto per le prossime settimane sindaco, assessori e dirigenti. Inevitabili i momenti di confusione. Intorno a mezzogiorno, è stato necessario vietare l’accesso alle persone non autorizzate. La macchina organizzativa comunale è stata comunque ripristinata.

UFFICI OPERATIVI. Sin da oggi, saranno operativi al primo piano di viale Amendola l’ufficio del sindaco, uffici stampa e comunicazione interna, segreteria generale, patrimonio e economato. Al secondo piano: direzione generale, uffici legale, del personale contenzioso e contratti, pubblica istruzione, archivio e protocollo, centralino, centro elaborazione dati. Soltanto i server comunali sono ancora allocati al piano terra della vecchia sede lesionata. L’ufficio ragioneria è stato assegnato alla sede di Palazzo De Pasquale, dove sono disponibili anche altri locali molto ampi, mentre per gli altri settori che operavano a palazzo d’Achille si cercherà ospitalità altrove. Ci sono locali liberi nella struttura comunale di via delle Robinie, a Madonna degli Angeli. In un appartamento di proprietà comunale, in piazza Vittorio Emanuele (ex ufficio tributi), troverà spazio l’ufficio elettorale e nella delegazione comunale di via Ortona, a Chieti Scalo, l’ufficio anagrafe.
 «In poche ore» afferma il direttore generale Ebron D’Aristotile, «abbiamo rimesso in piedi le cose essenziali, a cominciare dai contatti telematici. Aspettiamo i collegamenti Telecom, poi saremo operativi a tutti gli effetti».

I LAVORATORI. In attesa di comunicazioni ufficiali sono anche i dipendenti, circa un centinaio, che ieri non erano al lavoro. Tanti hanno chiamato la segreteria del sindaco per avere spiegazioni. Le giornate lavorative perse, con ogni probabilità, potrebbero andare a smaltire il monte ferie di ciascun dipendente. «Ma non è detto» replica D’Aristotile «perché stiamo decidendo come muoverci in accordo con il dirigente del personale. Potremmo scegliere di mettere queste giornate a recupero, vedremo. Entro la fine della settimana il quadro sarà più chiaro».

SOS COMMERCIO.  Sul fronte delle attività commerciali collocate nella vecchia sede sgomberata, chiudono quattro negozi e l’ufficio abbonamenti della società di trasporto pubblico urbano La Panoramica. I negozi chiusi a scopo precauzionale sono Bonanni calzature, Mariani abbigliamento, La casa della cintura ed Enigma pelletterie. I titolari che operano sul secondo tratto di corso Marrucino e sulla traversa di via Chiarini sono stati convocati nella sede comunale di viale Amendola. I commercianti sono stati a colloquio con l’assessore Luigi Febo, che ha spiegato loro le motivazioni del provvedimento. «I negozi», commenta il delegato ai lavori pubblici, «operano nello stesso stabile, inevitabile estendere la prima ordinanza di sgombero firmata la scorsa settimana». I commercianti non l’hanno presa bene. Reclamano chiarimenti e rassicurazioni. Tutti temono per il futuro di attività che vantano decenni di storia e una clientela affezionata. Peraltro c’è chi ha ristrutturato da poco il proprio locale, facendosi carico di investimenti importanti. «Ho speso oltre 100mila euro per rinnovare il mio negozio» racconta Giovanni Mariani, dell’omonimo negozio di abbigliamento donna, «questa chiusura forzata è come un colpo al cuore. Speriamo che l’amministrazione trovi una soluzione ragionevole in tempi rapidi». In ansia anche i proprietari di Bonanni calzature, Enigma pelletterie e La casa della cintura che da un paio d’anni si è spostata su corso Marrucino dopo aver riqualificato uno dei tanti locali del palazzo comunale.

IPOTESI MEGALO’ Il sindaco cerca in ogni modo di tranquillizzare gli esercenti proponendo soluzioni alternative. «Cercheremo una collocazione momentanea in alcuni locali disponibili sul Corso, lasciando inalterati i canoni d’affitto. Un’altra possibilità è chiedere ospitalità al Megalò. I commercianti si sono detti disponibili» afferma Ricci «purché vengano dislocati in uno spazio unico». Il rischio, se prendesse corpo la soluzione Megalò, è quello di svuotare ulteriormente il centro storico acuendo gli squilibri commerciali con la vallata.