Lanciano, riassunta dal giudice e licenziata un’altra volta

La Cgil impugna il provvedimento per un’operaia della Progetto Sicurezza di Treglio. Labbrozzi: "Le sentenze vanno rispettate, pronti a portare il caso in Procura"

TREGLIO. Era stata licenziata due anni fa dalla fabbrica dove lavorava, la Progetto Sicurezza di Treglio, il giudice l’ha reintegrata, ma il datore di lavoro l’ha licenziata di nuovo. Sulla vicenda è insorta la Fiom-Cgil, per voce del segretario provinciale Davide Labbrozzi.

«L’azienda», interviene Labbrozzi che promette battaglia, «è specializzata nell’ambito della difesa dai furti, i mercati di riferimento sono quello domestico e quello industriale. Una ditta che, tuttavia, ha mutato gli assetti societari nel corso degli ultimi anni, operazioni con finalità a noi non chiare. In questi giorni la Progetto Sicurezza dopo la sentenza del tribunale di Lanciano, emessa il 28 marzo 2015, verdetto che ha totalmente annullato il precedente licenziamento nei confronti della lavoratrice, ha provveduto a licenziarla di nuovo. Come dire, “il tribunale annulla il licenziamento, io ti licenzio di nuovo. Se precisiamo che la donna», prosegue la Fiom, «è stata reintegrata con mesi di distanza dalla sentenza, scopriamo che le è stato consentito di lavorare soltanto per alcuni giorni. Tra l’altro, aggiungiamo, non è chiaro il ruolo delle due imprese che fanno riferimento alla stessa proprietà. Situazioni strane e che probabilmente determineranno la decisione della Fiom di presentare un esposto alla Procura di Lanciano. Le aziende dovrebbero rispettare le persone che lavorano e, in maniera particolare, in questi casi, le sentenze che rappresentano lo strumento per imporre il rispetto delle leggi nel nostro Paese. Può una lavoratrice percorrere anni di vicende giudiziarie», conclude il segretario provinciale della Fiom, «per affermare l’infondatezza di un licenziamento e, poi, ottenuta la ragione, essere di nuovo licenziata dopo solo qualche giorno di lavoro? Tutto questo è indecente e non degno di appartenere ad un Paese che si propone tra i più democratici del mondo occidentale. La battaglia continua, a costo di dover affrontare altri cento percorsi giudiziari e sviluppare altri mille anni di vertenze, non accetteremo mai che una lavoratrice possa essere offesa a questi livelli. Nei prossimi giorni, oltre all’esposto che sicuramente sarà presentato alla Procura, procederemo con l’impugnazione di questo nuovo licenziamento. La giustizia non può essere considerata un optional».

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