«Malati ricoverati nell’Obi? No, solo controllati bene»

Russo, primario del Pronto soccorso dell’ospedale, replica al sindacato Nursind «L’Osservazione breve funziona: i pazienti possono stare anche più di 24 ore»

VASTO. «L’Obi, ovvero il punto di Osservazione breve intensiva, non è un parcheggio per pazienti senza posto letto. Qui ricevono tutte le cure e l’assistenza necessaria prima di essere eventualmente ricoverati in reparto, assistiti da personale medico e paramedico». Replica così al sindacato Nursind, Lorenzo Russo, responsabile del Pronto soccorso dell’ospedale San Pio. Il sindacato delle professioni infermieristiche aveva sollevato il problema dell’annosa carenza di letti nel nosocomio e della scelta non condivisibile di trattenere, se i reparti sono pieni, i pazienti nell’Obi per tempi più o meno lunghi.

«Il problema dell’insufficienza di posti, soprattutto nell’area medica e in quella geriatrica, anche dopo la riorganizzazione degli ospedali di Gissi e Casoli, non è una novità, ma non è per questo che si fa ricorso all’Obi», sottolinea Russo. «Qui i pazienti vengono costantemente monitorati, ci sono un medico e un infermiere e possono rimanervi, se necessario, anche più di 24 ore, ricevendo le stesse cure che riceverebbero nelle Unità operative, pasti compresi. L’attesa nel Punto di osservazione può essere necessaria per la diagnosi», aggiunge Russo.

Sono 5 i posti disponibili nell’Obi dotato di arredi e di servizi igienici, come qualsiasi stanza dell’ospedale e con accesso diretto alla Sala emergenza. A questi si aggiungono altri tre del pre-Obi. «Con i lavori di ristrutturazione è stata migliorata la logistica del Pronto soccorso, gli spazi sono più funzionali e sono stati creati dei percorsi che consentono a chi arriva per ricevere cure, di raggiungere i tre ambulatori nel massimo rispetto della privacy». spiega il responsabile.

In media sono 100 gli accessi giornalieri con picchi soprattutto nella stagione estiva. «Lo scorso anno sono stati complessivamente 32.800 e, tra l’altro, l’azione di filtro svolta dal personale medico e paramedico, ha consentito di attestarci al di sotto della media nazionale per il numero dei ricoveri successivi all’accettazione in Pronto soccorso. Sono intorno al 15% rispetto al 17% della media nazionale e ben due punti percentuali in meno non sono cosa da poco», sottolinea il primario.

Attualmente sono 12 i medici in servizio al Pronto soccorso e 24 gli infermieri, uno dei quali, a turno, sta col 118. «Per migliorare la qualità delle prestazioni assistenziali si sta lavorando. Per esempio, un altro risultato raggiunto è quello di aver ridotto della metà i tempi di attesa dei cosiddetti codici verdi», conclude Russo.

Simona Andreassi

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