L'ospedale San Pio di Vasto

VASTO

Morì a causa di uno shock settico, archiviazione per 13 sanitari 

Il giudice chiude il caso su Lorenzo Di Nardo, 67 anni, di Fresagrandinaria, deceduto nel 2017 dopo un’operazione. Sull’attività svolta dagli operatori del San Pio le perizie escludono l’ipotesi dell’omicidio colposo

FRESAGRANDINARIA. Esclusa ogni responsabilità dei medici. Il giudice delle udienze preliminari del tribunale di Vasto, Fabrizio Pasquale, ha disposto l'archiviazione del procedimento per omicidio colposo a carico di 13 operatori sanitari trascinati in giudizio dopo la morte di Lorenzo Di Nardo, il paziente di Fresagrandinaria, deceduto a maggio 2017, a 67 anni, 72 ore dopo un’operazione di ernia eseguita all’ospedale San Pio.

Per Carmine Lanci, Mariantonietta Condemi, Paola Acquarola, Maria Grazia Battista, Maria Grazia D'Alessandro, Lucia Lucci, Giovanni Mariotti, Marielda D'Ambra, Antonino D'Ercole, Panfilo Marrollo, Sonia Le Donne, Paola Ciccarone, Gianni Del Gesso, è la fine di un incubo durato 5 anni. Sia i periti della Procura che i consulenti del gup sono arrivati alle stesse conclusioni: Di Nardo morì a causa di un shock settico che compromise diversi organi. I medici che si occuparono di lui non furono responsabili della sua morte. Né un’accelerazione degli esami con la Tac a Vasto, piuttosto che a Lanciano, avrebbe eluso il tragico epilogo.

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Le conclusioni del professor Vittorio Fineschi, ordinario di Medicina legale alla Sapienza di Roma, e del collega professore Giorgio De Toma, ordinario di Chirurgia generale, hanno escluso profili di responsabilità a carico degli indagati ritenendo adeguata la condotta posta in essere anche alla luce del quadro clinico al momento dell'ingresso del paziente al San Pio.
I due periti sono stati incaricati dal gup Pasquale di eseguire l’incidente probatorio in aggiunta alle perizie di parte depositate e che già avevano escluso la responsabilità dei medici nell’accaduto. A invocare il supplemento di indagine alla Procura sulla morte del 67enne furono i familiari rappresentanti dagli avvocati Nicola Valentini e Pierpaolo Andreoni. I risultati depositati dai due docenti sono arrivati alle medesime conclusioni. Per questo il giudice Pasquale ha deciso ulteriori indagini disponendo l'archiviazione della vicenda.
Di Nardo venne ricoverato in regime di day surgery e la mattina del giorno successivo operato. Nel pomeriggio il paziente fu dimesso. Una volta a casa cominciò a stare male. Il giorno successivo i dolori aumentarono al punto che i familiari lo riportarono al San Pio. Sottoposto ad accertamenti, fu riportato in sala operatoria e sottoposto a un secondo intervento chirurgico. Fu tutto inutile. Dopo due giorni il cuore di Di Nardo si fermò per sempre gettando nello sconforto la famiglia. Al dolore si unì la rabbia. I parenti dell’uomo decisero di chiedere chiarezza alla Procura. A loro giudizio il loro caro a parte l’ernia godeva di buona salute.

Il fascicolo finì sul tavolo del procuratore Giampiero Di Florio. Il magistrato indagò tutti i medici che si erano occupati del paziente. Un atto dovuto. L’autopsia venne affidata al medico legale Pietro Falco e al chirurgo Raffaele Villini. Soddisfatti i difensori di chirurghi e anestesisti: gli avvocati Antonello Cerella, Arnaldo Tascione, Fiorenzo Cieri, Silvia Ranalli, Alessandra Cappa, Alessio Mucci, Antonio Ottaviano e Franco Ferrante.
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