Palmoli

Nathan: «Sto soffrendo, il mio dolore è fisico e mentale. Mi fa male il cuore»

24 Novembre 2025

La domenica del papà, rimasto solo nella casa nel bosco: i disegni della sua bimba e le medicine naturali. La nostalgia dei tre figli

PALMOLI. Tre fogli a righe strappati a un quaderno, lasciati in casa mentre la vita veniva impacchettata in fretta e furia. È tutto ciò che resta. In questa prima domenica di vuoto, in cui nemmeno il sole riesce a scaldare il bosco di Palmoli, i protagonisti non sono gli assistenti sociali, né i giudici. I protagonisti sono un cane rosso che urla il suo nome, uno scoiattolo che sembra pronto a saltare via dalla pagina e un gatto che ha il privilegio di essere nominato due volte, in corsivo e in stampatello. Sono i disegni della figlia maggiore, la bambina di otto anni portata via giovedì pomeriggio insieme ai suoi due fratelli. Sono rimasti lì, quei fogli a righe, unici sopravvissuti al trasloco obbligato che ha svuotato questo casolare di pietra, perché gli altri quaderni, pieni di esercizi e storie, il padre li ha portati nella struttura protetta di Vasto, sperando che possano rendere meno traumatico il distacco.

Nathan Trevallion li sfoglia con le mani che tremano, non solo per l’emozione. Il suo corpo, che ha retto l’urto dello sgombero e l’assedio delle telecamere, ha ceduto di schianto. La terza notte da solo è stata un incubo fisico, passata a vomitare, piegato da un malessere che non è influenza, ma il rigetto di una realtà che non riconosce più. Sta male, Nathan. E in questa casa senza farmaci industriali, si cura come ha sempre fatto, con la sapienza antica che voleva trasmettere ai suoi figli: «Rosa canina e miele». Ma la cura vera, forse, è in quei fogli. Guardarli significa essere un po’ meno lontano dai suoi bambini, che restano nella casa famiglia insieme a mamma Catherine, la quale può però incontrarli solo durante i pasti. Il primo disegno ritrae Fred, il cane, colto in un momento preciso: mentre mangia dalla sua ciotola.

La bambina ha usato il pastello arancione, calcando la mano per dare spessore al pelo. In alto a sinistra, la scritta a caratteri cubitali: Fred. Sotto e a lato, tre scritte identiche, anche se meno marcate, come in un’eco che non vuole spegnersi. Pasquale, invece, è un gatto. La bambina lo ha ritratto seduto, con il pelo arancione acceso. Le orecchie sono dritte, attente. Sopra la testa dell’animale, la piccola di otto anni che non ha mai messo piede in un’aula scolastica statale ha scritto il nome del gatto in due modi diversi, in un corsivo curato e in stampatello maiuscolo leggero. Il terzo foglio racconta l’incontro nel bosco con uno scoiattolo in piedi sulle zampe posteriori, in una posizione d’allerta che chi vive immerso nella natura conosce bene.

Nathan guarda questi fogli e si emoziona. Vede scorrere davanti la vita che gli è stata tolta. Mentre telecamere e giornalisti sono appostati davanti alla casa del bosco, a rompere il silenzio è l’asino. Forse anche lui, disorientato dall’assenza delle voci che ogni mattina lo chiamavano, ha cercato una via di fuga, rompendo la routine del recinto. È l’unico momento in cui Nathan, in questa domenica mattina di dolore, trova la forza di uscire. Si alza, lasciando i disegni sul tavolo. «Sto male di cuore, di testa e di schiena», dice ai giornalisti, facendo sapere – in modo deciso, ma senza perdere la solita gentilezza – che oggi no, non vuole essere intervistato.

Fino a qualche giorno fa, la fuga di Gallipoli, l’asino, sarebbe stata una piccola avventura da raccontare durante la cena. I bambini avrebbero corso, ridendo, per accerchiarlo e riportarlo a casa. Ma oggi questa è solo una fatica in più per un uomo solo. Nathan, che indossa cappello e sciarpa, recupera l’animale, «l’asino più famoso d’Italia», dice davanti ai cronisti, accennando un sorriso timido. Nathan rientra in casa, chiude la porta. La stufa è accesa, ma il calore non basta a riempire il vuoto di una domenica in cui il focolare domestico è stato spento dai giudici. Lo sguardo cade di nuovo su quei disegni. Prende un altro po’ di miele per calmare il bruciore che ha dentro. Lo scoiattolo, il gatto e il cane rimangono a fare la guardia a una casa che, senza i bimbi, non è più una casa.

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