Negri Sud senza fondi, i ricercatori vanno via

I fondi promessi dal ministero nel 2008 non sono mai arrivati. Gli studiosi sono in cassa integrazione e le bollette da pagare sono un problema. L’appello del direttore Tognoni a Tremonti

SANTA MARIA IMBARO. Continua la crisi dei camici bianchi del Mario Negri Sud, istituto d'eccellenza del centro sud con 60 ricercatori ancora in cassa integrazione. Da un lato, come spiegato dal direttore, Giovanni Tognoni, «ci sono progetti di ricerca solidi e altri attivati a livello internazionale»; dall'altro non si sa come pagare la luce nei laboratori e la manutenzione stessa del centro di ricerca tra i più prolifici d'Italia.

E poi c'è la cassa integrazione. Un incubo che si è abbattuto sull'istituto. Tra le conseguenze più gravi il trasferimento di un intero dipartimento di 30 ricercatori all'istituto Tigem di Napoli che aveva potuto assicurare ai cervelli "in fuga" una continuità economica ad un progetto di ricerca già avviato in Abruzzo.

«Tra le varie preoccupazioni», continua Tognoni, «la prima è quella di poter concludere la Cig senza passaggi in mobilità. Mi preme ricordare che finora il nostro consorzio ha assicurato a tutti l'integrazione completa del salario netto, una cosa non certo da poco rispetto ad altre realtà in crisi. La protezione dei posti di lavoro è un problema che attende delle risposte istituzionali specifiche. Speriamo ci siano volontà e creatività sufficienti per soluzioni che, è bene ricordarlo, complessivamente corrisponderebbero annualmente a non più del 15-20% dell'ingaggio di un solo calciatore medio-basso».

L'istituto di ricerca al contrario di università e enti del servizio sanitario nazionale, non ha un "fondo fisso" che copra le spese generali o almeno gli stipendi dei ricercatori cosiddetti senior. Quel minimo vitale per avviare o concludere ogni ricerca va tolto ai fondi, già esigui, destinati alla ricerca stessa.

Ecco il perchè delle numerose iniziative del Mario Negri Sud come i concerti dell'estate: stimolare l'attenzione della società. E, alla base di tutto ci sono i soldi. Promessi e dovuti a livello ministeriale dal 2008, ma mai arrivati.

Così come sono scarsi quelli delle istituzioni locali come conferma Sergio Aliprandi, segretario provinciale Filcams-Cgil: «Se non si garantisce almeno 1/3 del bilancio da parte dei soci per garantire almeno le spese generali e strutturali», spiega, «non esiste di fatto alcuna possibilità di sopravvivenza. Il problema del Mario Negri Sud potrebbe non riguardare solo gli ammortizzatori sociali, ma piuttosto quello di essere riconosciuto istituzionalmente e concretamente come una struttutra produttiva ed occupazionale di interesse della Regione».

Nelle prossime settimane dovranno concludersi una serie di consultazioni tra i soci del consorzio (Regione, Provincia, Istituto Mario Negri di Milano) per dare risposte non più soltanto all'emergenza, ma anche e soprattutto al lungo periodo. «Insistiamo nel trovare anzitutto soluzioni locali-regionali», continua il direttore Tognoni, «perché continuiamo a pensare che il contributo di produzione, di conoscenza, di formazione e di risultati concreti per la gestione sanitaria e ambientale del Mario Negri Sud è una delle risorse vitali che questa Regione può e deve garantirsi».

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