Ortona, il dramma di un disabile che non può rientrare a casa sua

La storia di Fabrizio Iezzi, 23 anni, colpito da tetraplagia da trauma dopo un grave incidente. L’AnffaS: l’Ater non ha soldi per l’ascensore e alla madre dice di farsi carico del cambio di alloggio

ORTONA. Una storia difficile, un calvario a cui si aggiungono problemi quantomeno risolvibili. Fabrizio Iezzi è un giovane 23enne di Ortona che, a seguito di un grave incidente, è stato colpito da tetraplegia da trauma che lo ha reso completamente immobile, non autonomo, bisognoso di assistenza 24 ore su 24. Dopo due anni travagliati di dolore e sofferenze, di interventi chirurgici e ricoveri in istituti di riabilitazione (prima ad Imola e poi a Chieti), Fabrizio adesso è pronto a tornare a casa. Ma dietro una notizia apparentemente bella si cela una nuova difficoltà per il giovane. La famiglia, infatti, risiede al terzo piano di una palazzina di proprietà dell’Ater di Chieti, dove non c'è nemmeno l’ascensore.

E questo ovviamente, date le sue precarie condizioni, non permette a Fabrizio di raggiungere la propria abitazione. La mamma dello sfortunato ragazzo, Erlinda Boromeo, un’operaia vedova, pronta a tutto pur di riaccogliere in casa il figlio, si è subito attivata per cercare una soluzione. È stata fatta una richiesta all’Ater affinché questo inconveniente tecnico non costituisse un problema: l’abbattimento delle barriere architettoniche ovvero la possibilità di uno scambio del proprio alloggio con un appartamento sito al piano terra, accessibile a Fabrizio, sono state le proposte fatte all'azienda territoriale per l'edilizia. Ma questa, per mancanza di fondi, ha fatto sapere di essere indisponibile a predisporre un montacarichi e, per quel che riguarda il passaggio ad un altro alloggio, ha invitato la signora Boromeo a farsi lei stessa carico della ricerca per uno scambio con altri inquilini.

Sulla vicenda è intervenuta l'Anffas Onlus Ortona, associazione di famiglie di persone con disabilità, che si sta impegnando ad aiutare mamma Erlinda e Fabrizio. «Abbiamo invitato l’Ater ad affrontare il problema con maggiore determinazione e consapevolezza», commenta il presidente dell’associazione, Nadia La Torre. «Abbiamo informato anche il sindaco Vincenzo D’Ottavio, quale massima autorità locale, per aiutare la signora Erlinda nella ricerca di una soluzione. Ma, a distanza di mesi, non abbiamo avuto risposta, mentre Fabrizio attende ancora di rientrare a casa».

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E dalla stessa La Torre arriva un invito rivolto alle istituzioni: «Continuiamo a sperare che in una comunità civile i problemi di cittadini che vivono condizioni di difficoltà debbano poter trovare una soluzione, perché la stessa comunità, con le istituzioni, ha la capacità di farsene carico. Anffas intende battersi fino in fondo per la risoluzione del caso e per questo ci rivolgiamo di nuovo al sindaco e a tutti i rappresentanti istituzionali locali e regionali, affinché si possa garantire a Fabrizio e a mamma Erlinda, un’esistenza dignitosa».

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