Ospedale Chieti, rischio sismico Caputi: " È un caso surreale"

Parla il figlio del progettista del Santissima Annunziata: forse qualcuno vuole depotenziare il ruolo di Chieti
CHIETI. «Secondo me c’è qualcuno che sta pensando di montare un caso, perché la situazione del policlinico di Chieti è davvero surreale. Roba da sganasciarsi dalle risate». Massimo Caputi , ex amministratore delegato di Sviluppo Italia, figlio dell’ingegner Onofrio (fondatore della società Proger che progettò l’ospedale clinicizzato), non le manda a dire sull’emergenza che da qualche giorno si è abbattuta come uno tsunami sul Santissima Annunziata, con l’annuncio degli sgomberi urgenti di due edifici e la costituzione di una task force per gestire il problema delle carenze strutturali nei fabbricati C e F realizzati dalla ditta Isidori di Roma a cavallo degli anni 70-80. L’ingegner Massimo Caputi è parte in causa nel procedimento civile sull’ospedale aperto davanti al Tribunale di Chieti. Procedimento da cui scaturisce anche l’inchiesta penale affidata al sostituto procuratore Giuseppe Falasca. Convocato nella procedura di accertamento tecnico preventivo, Caputi non si è neppure presentato. L’ingegnere sa che nessuna responsabilità penale può essergli attribuita. Potrebbe però essere chiamato a rispondere dei danni, in sede civile, come erede del fondatore della Proger, nel caso sia confermato il dissesto strutturale paventato da una consulenza della società Stin, che opera su incarico della Regione, e da una perizia commissionata dallo stesso Tribunale a firma dell’ingegnere pescarese Enrico De Acetis.
In che senso, ingegner Caputi, definisce surreale la situazione del policlinico? «Gli edifici pubblici vanno certamente adeguati alle norme sismiche, e gli aggiustamenti si possono affrontare e risolvere laddove emergano carenze strutturali. Di surreale c’è che qui sento parlare di sgomberi urgenti, di cifre folli, fuori dal mondo, come i 60 milioni di euro per mettere in sicurezza l’ospedale di Chieti. Allora perché non svuotare tutti gli edifici costruiti prima del terremoto di San Giuliano di Puglia, quando ci fu il giro di vite sulle norme sismiche da adottare nelle costruzioni pubbliche? Tutto questo in base a una consulenza della società Stin, che sembra spuntata dal nulla. Allora mi chiedo: qualcuno ha per caso visionato il contratto della Regione con la Stin, se questa società prende delle percentuali sui lavori da fare?»
C’è la relazione del perito nominato dal Tribunale, l’ingegner De Acetis, che nelle sue conclusioni delinea un quadro persino più grave di quello descritto dalla Stin.
«Dubito», ribatte Caputi, «che il perito possa aver scritto che il policlinico sta per crollare. E in ogni caso anch’io, se fossi nominato per una perizia, indosserei le mutande di ferro. Soprattutto se la mia relazione è preceduta dalla consulenza di una società incaricata dalla Regione».
Per Caputi, ci sono altre questioni che non tornano.
«È un fatto», riprende l’ingegnere, «che quelle due palazzine hanno resistito a diverse scosse sismiche dalla fine degli anni Settanta a oggi, compreso il terribile sisma dell’Aquila che a Chieti ha lesionato gravemente i palazzi del Municipio e dello stesso tribunale. Non posso accettare che si possa passare sopra la memoria di mio padre, che di edifici pubblici e ospedali ne ha costruiti tanti. Poi c’è la questione di Cardiochirurgia: siamo sicuri che non si voglia trasformare quell’edificio in un ospedale normale, depotenziandolo così del suo ruolo di eccellenza, a tutto danno dell’immagine del policlinico, dell’università e dell’intera città?»
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