Parla il paziente guarito: ora la mia vita è cambiata 

Un trentenne torna a casa dopo 11 giorni di ricovero in Malattie infettive Curato con il farmaco sperimentale per l’artrite: ho avuto paura ma ce l’ho fatta

CHIETI. «Non so dove, come e quando ho contratto il virus. È accaduto e basta». Ha trent’anni Marco (nome di fantasia), un lavoro normale e una fidanzata. Dopo 11 giorni di ricovero, ieri, ha lasciato la Clinica di malattie infettive al 6° livello, corpo L, dell’ospedale Santissima Annunziata. «È una cosa invisibile e, nel momento in cui uno si rende conto di essercisi imbattuto, è troppo tardi e ha già contagiato altre persone. Stare a casa è importante».
Marco ha affidato la sua testimonianza di paziente guarito all’ufficio stampa della Asl: è uno di quelli che ce l’ha fatta grazie al Tocilizumab, farmaco sperimentale preso in prestito dalla cura dell’artrite reumatoide e in grado di ridurre l’infiammazione che causa danni agli organi. Per iniziare la cura con il Tocilizumab, Marco ha dovuto dare il consenso, poi, il primario Jacopo Vecchiet e gli altri medici del reparto – Katia Falasca, Malfisa Di Carlo, Emanuela Di Ilio, Delia Racciatti, Claudio Ucciferri e Francesca Vignale – hanno fatto il resto: non è il primo paziente guarito, a Chieti, grazie al farmaco sperimentale. Gli altri sono un trentenne e due uomini di 50 anni.
Dopo la scoperta del contagio da coronavirus, soltanto un attimo di buio. Poi la voglia di cambiare pagina e battere l’infezione al più presto: «Arriva un momento nel quale pensi a una sola cosa», ricorda Marco, «devi migliorare la tua condizione, vale solo quello». È la sfida da vincere. Quasi da solo, però, perché il ricovero è quasi uguale a una detenzione: «Quando sei lì hai paura non solo per te», aggiunge Marco, «ma per quelli che sono a casa e temi di avere contagiato. Mi tormentava il pensiero di essere causa di sofferenza per le persone che amo di più e che mai avrei voluto mettere in pericolo. I contatti con l’esterno sono stati minimi ma, in queste condizioni, si pensa alla salute e non avrei mai voluto mettere a rischio la salute dei miei familiari. Mi sono trovato bene e ho avuto la fortuna di stare nel reparto di Malattie infettive». In prima linea, insieme ai medici, anche gli infermieri con il coordinatore Franco Graziani e gli operatori sociosanitari.
La malattia e poi la guarigione: adesso c’è un prima e un dopo il coronavirus nella vita di Marco. «La mia vita è cambiata sicuramente», confida, «queste sono situazioni che fanno riflettere e io di tempo per pensare ne ho avuto in ospedale. E sì, sono cambiato eccome. Ognuno dovrebbe apprendere qualcosa da questi giorni, perché è la vita di tutti a essere cambiata. Ho capito che bisogna guardare al bicchiere mezzo pieno e non a quello mezzo vuoto».
Nella Clinica di malattie infettive si sperimenta anche il Remdesivir, antivirale sviluppato originariamente per la malattia da virus Ebola e le infezioni da virus Marburg: la somministrazione avviene nei pazienti più gravi.