Per Gatti il Ciapi è un carrozzone che ha fatto debiti

Secondo l’assessore è irricevibile la proposta dei sindacati che chiedono un piano industriale e l’azzeramento dei buchi

CHIETI. Ciapi alla deriva, colpo di coda dei sindacati per evitarne la chiusura. In una lettera unitaria Cgil, Cisl, Uil e Confsal chiedono all’amministratore straordinario dell’ente di formazione, Giuseppe Mauro, e all’assessore alle politiche attive del lavoro, Paolo Gatti, il piano industriale per il rilancio dell’ente e l’impegno della Regione ad azzerare i circa 3 milioni di debiti. In ballo ci sono 40 posti di lavoro, che l’assessore regionale assicura di voler tutelare. Chiude di netto, però, su un futuro per l’ente. Propone una via di mezzo, invece, l’economista Mauro, che suggerisce il pagamento di almeno due delle tre annualità di quote associative da parte della Regione, oltre un milione di euro, per dare respiro all’ente e allentare la pressione dei creditori. Si riaccende così una vicenda tornata alla ribalta alla fine di ottobre e che la scorsa settimana ha visto già un acceso scambio di battute tra il capogruppo del Pd in consiglio regionale, Camillo D’Alessandro, e gli assessori Mauro Febbo e Gatti.

«Nell’ultima riunione all’assessorato regionale al lavoro», dicono i sindacalisti, «abbiamo invitato il Ciapi a predisporre un piano industriale di rilancio che preveda, attraverso gli ammortizzatori in deroga, l’accompagnamento alla pensione di alcuni lavoratori che hanno maturato o matureranno i requisiti entro il 2015. Il piano deve anche contenere, utilizzando l’istituto della formazione on the job, una riprofessionalizzazione dei lavoratori , che permetterebbe all’ente di intercettare la nuova domanda formativa e di consentire allo stesso di avere prospettive di sviluppo».

Firmano la lettera Sandro Di Giovanruscio, Cgil, Vincenzo Traniello, Cisl, Antonio Cardo, Uil, e da Piero Piermattei, Confsal.

«Alla Regione chiediamo», continuano i sindacalisti, «uno sforzo economico, che azzeri le situazioni debitorie pregresse del Ciapi, prodotte dalle precedenti gestioni, attraverso la garanzia di un mutuo ipotecario sul patrimonio immobiliare di proprietà del Ciapi».

L’assessore Gatti trova assolutamente prive di senso le richieste avanzate dai rappresentanti dei lavoratori. «Per loro evidentemente il mondo si è fermato al 2007», dice, «chiedere che la Regione produca un po’ di milioni di euro ulteriori, che dovranno pagare gli abruzzesi, mi sembra una richiesta irricevibile. La mia preoccupazione principale sono i 40 lavoratori, di cui farsi carico e trovare una soluzione per non lasciarli soli. Di certo non è nelle mie intenzioni, invece, ricostruire un carrozzone che ricominci a produrre debiti». L’amministratore del Ciapi, Pino Mauro, assicura che una bozza di piano industriale è già pronta. «Ci sono aspetti, però», afferma, «che vanno discussi con la Regione. Certo è che il Ciapi economicamente non può più sostenere tanti dipendenti. Con la Regione si può studiare il percorso per gli esuberi e individuare una via di rilancio, che tenga conto delle caratteristiche del mercato del lavoro nei processi formativi». «In questa fase di turbolenze», conclude l’economista, «la cosa più semplice sarebbe che la Regione versasse le quote associative in sospeso dal 2009, o almeno due anni, per ridurre la pressione dei creditori verso l’ente, e avviare così un discorso più tranquillo ed equilibrato per una decisione più serena sul futuro dell’ente».

Sipo Beverelli

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