Perseguita un’avvocatessa Minacce e blitz nello studio
Un 65enne stalkera da anni la legale che difende la vicina con cui è in causa
CHIETI. Le minacce e gli insulti, una valanga di telefonate e le incursioni violente nello studio. Così un pensionato ortonese di 65 anni ha trasformato in un inferno la vita di una nota avvocatessa del foro di Chieti che, dopo anni di intollerabili molestie e intimidazioni, ha deciso di denunciare tutto ai carabinieri. La sua imperdonabile colpa, agli occhi dello stalker, è quella di difendere la vicina di casa con cui lui è in lite per questioni di confine sfociate in numerosi procedimenti giudiziari. Ora quell’uomo petulante e aggressivo dovrà rimanere alla larga dall’avvocatessa, conosciuta da tutti per la sua professionalità e per i modi garbati.
Sì ALLA MISURA CAUTELARE
Il giudice Maurizio Sacco, su richiesta della procura teatina, ha firmato nei confronti dell’indagato – che deve rispondere del reato di atti persecutori – il divieto di avvicinamento alla vittima e ai luoghi da lei frequentati, in particolare l’abitazione e lo studio, con la prescrizione di restare ad almeno cinquecento metri di distanza. Contestualmente, è stata disposta l’applicazione del braccialetto elettronico. C’è poco da scherzare: in caso di violazione della misura, dopo l’entrata in vigore della legge Cartabia, nella flagranza del reato l’arresto è diventato obbligatorio e la pena prevista è la reclusione da sei mesi fino a tre anni e mezzo.
LE ACCUSE
Da lungo tempo l’avvocatessa è diventata bersaglio dei comportamenti ossessivi del pensionato, che – in più circostanze – si è presentato all’improvviso nello studio della professionista, imponendo la sua presenza non gradita e pronunciando offese ad alta voce, anche davanti ad altre persone. Non sono mancati insulti neppure nelle aule di giustizia, in occasione delle udienze in programma per la diatriba fra confinanti, dove – sempre di fronte a testimoni – il sessantacinquenne si è reso protagonista di messaggi minatori tutt’altro che velati. Del tipo: «A te ci pensano gli zingari».
MALAUGURI DI SOFFERENZE
Gli insulti hanno superato di gran lunga la soglia dell’umana sopportazione, degenerando ulteriormente in malauguri di sofferenza. «Che tu possa morire di cancro», è il più ripugnante. Non solo: l’indagato ha dimostrato di conoscere dettagli sulle abitudini di vita della vittima che ha potuto apprendere solo pedinandola e appostandosi nei pressi della sua abitazione. Lo scenario è diventato talmente allarmante che l’avvocatessa, nelle udienze in cui la controparte era il pensionato terribile, è stata costretta a farsi accompagnare dal marito. Un’accortezza, questa, che non è stata sufficiente per contenere i soliti comportamenti del sessantacinquenne.
L’INCURSIONE IN STUDIO
L’episodio più allarmante è avvenuto all’inizio di novembre, quando lo stalker è piombato nello studio dell’avvocatessa per l’ennesima volta. Lei non c’era, ma lui ha preteso di entrare con la forza, nonostante il diniego di una collega della vittima.
L’ORDINANZA
Il giudice ha deciso di firmare la misura cautelare alla luce del pericolo attuale e concreto che l’uomo possa tornare a compiere ulteriori reati. Ieri mattina, l’indagato – assistito dall’avvocato Guido Sanvitale – si è avvalso della facoltà di non rispondere nel corso dell’interrogatorio di garanzia.
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